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sabato 19 novembre 2011

Teano - Ospedale, "scontro a fuoco" fra Colaccio e Cucinella

Diego Colaccio
teano. Lite furibonda, ieri mattina, nel vecchio ospedale di Teano. Protagonisti della vicenda il direttore del distretto sanitario, Diego Colaccio e il vice direttore sanitario del vecchio ospedale, Michele Cucinella.  Al centro della disputa il “possesso” di alcuni uffici nei quali, da sempre, Cucinella esercitava i propri doveri.
Locale che, invece, secondo Colaccio, dovevano passare in uso al distretto sanitario dopo il trasferimetno dello stesso nella sede del vecchio  ospedale sidicino.  Da qualche mese Colaccio chiedeva a Cucinella di liberare quelle stanze e da qualche mese Cucinella replicava che senza una precisa disposizione dell’Asl non poteva  muoversi. Ieri mattina Colaccio ha tentato l’azione di forza facendo irruzione nella stanza del vice direttore sanitario. Si è accesa subito la discussione con Colaccio che insisteva nelle sue pretese e con Cucinella arroccato sulla propria difesiva. Improvvisamente, mentre i due parlano, Colaccio, scatta in avanti e con un balzo degno del più agile felino, agguanta un mazzo di chiavi dalla scrivania del vice direttore sanitario. Cucinella avrebbe tentato di riavere le chiavi spiegando che quel mazzo conteneva anche le chiavi di casa propria.  Nulla da fare, la decisione di Colaccio non temeva confronti. Di più, innanzi all’insistenza di Cucinella, il direttore del distretto avrebbe anche utilizzato le mani. Tutto scritto in un referto del medico a cui Cucinella si sarebbe rivolto subito dopo i fatti. Il vice direttore sanitaro dell’ex ospedale si è recato, successivamente anche dai carbinieri per sporgere denuncia sui fatti accaduti ipotizzando anche una interruzione di pubblico servizio. Infatti per molte ore Cucinella è stato nella condizione di non poter utilizzare il suo stesso ufficio.  Solo nel tardo pomeriggio, dopo  il cambio delle serrature e lo “sgombero forzato” di ogni cosa,  Colaccio - attraverso un suo dipendente - avrebbe restituito il mazzo di chiavi allo sfortunato Cucinella. Una vicenda che appare essere solo all’inizio e che troverà, quindi, la sua naturale conclusione, forse, nelle aule dei tribunali. Intanto,in serata è scatta la corsa ai botteghini del lotto per giocare i numeri: 52 (il pazzo), 46 (l’ospedale) e 70 (la lite). 

Ailano - Nella società di Malinconico il cugino di "O Ninno"



ailano. I collaboratori di giustizia Di Caterino Emilio E Tartarone Luigi nel corso della loro escussione riferivano che sia l’impresa Mastrominico che quella di Malinconico Giovanni, erano due società che facevano direttamente capo al latitante Iovine Antonio. Malinconico Giovanni, secondo l’accusa,  presenta nell’assetto societario dell’impresa edile la figura di Iovine Domenico, cugino di Iovine Antonio. Altri rapporti lavorativi/societari sono riscontrabili con CAterino Paolo e Renato, figli di Giacomo, cugini del latitante .  Infatti, sia Paolo che Renato Caterino, attraverso la società “CCR General Building s.n.c. di Caterino Renato & C”, risultano soci con il Malinconico nella società denominata “Sessa Aurunca società consortile a r.l. ”, con sede in Ailano, via Molino 2. Caterino Giacomo e Caterino Paolo sono imputati nel processo Normandia due per 416 bis c.p. e reati connessi all’alterazione di gare d’appalto per conto dell’associazione criminale retta da Iovine Antonio e Schiavone Nicola. Hanno scelto la strada del rito abbreviato, ancora in corso.
I Carabinieri riferivano queste informazioni su Malinconico Giovanni nell’informativa del 20 novembre 2007 allorquando riferisocno di accertamenti fatti a seguito di esposti anonimi, il cui esito si riporta: “Circa l’assegnazione dell’appalto da 13 milioni di euro, viene richiamata la società “Malinconico s.p.a.”,  in seno alla quale - “casualità vuole” -,   a far data dal 24 gennaio 2005, riveste la carica di sindaco Iovine Domenico , imparentato con il boss Iovine Antonio, di professione dottore commercialista di Casal di Principe che “controlla” gli aspetti economici/amministrativi di una società con sede in Ailano. Sempre in relazione alla “capacità di acquisizione degli appalti” e ai rapporti che intercorrono tra i personaggi e/o le imprese citate emergeva la  “Sessa Aurunca società consortile a responsabilità limitata ”, con sede sempre in Ailano, da cui si aveva conferma degli ulteriori  rapporti tra il predetto Malinconico e la famiglia Caterino. La società “CCR General Building s.n.c. di Caterino Renato & C”, consorziatasi con la società del Malinconico, ha come  amministratore Caterin Renato ,  fratello di Paolo,  cugino del latitante  Iovine Antonio. 

Alife - Omicidio colposo, quattro sono davanti al giudice

alife. Omicidio colposo. In quattro finiscono alla sbarra. Gli imputati, che secondo l’impianto accusatorio causarono la morte di un motociclista, sono la 28enne Nicoletta Guarnieri, il 25enne Raffaele Guarnieri, la 43enne Giuseppina Peligno e il 37enne Roberto Sansone. Tutti sono residenti ad Alife. I pubblici ministeri sammaritani sostengono che Sansone, quale conducente del veicolo composto da un trattore e da un semirimorchio, Nicoletta, Raffaele e Giuseppina, quali amministratori della ditta Guarnieri Trasporti s.r.l., con condotte concorrenti, preesistenti, simultanee e sprovvedute ed ognuna idonea a determinare l’evento, per colpa consistita in imperizia, imprudenza e negligenza, cagionavano la morte di Onofrio Mastroianni. In particolare, il Sansone, in violazione del codice della strada, circolava a 60 Km/h, superiore di 10Km/h rispetto al limite consentito e, occupando la linea di mezzeria, invadeva la corsia di pertinenza dei veicoli provenienti in senso opposto. In tal modo, l’uomo concorreva a causare (unitamente alla condotta della vittima che procedeva in senso opposto a velocità sostenuta a bordo di una moto) l’impatto fra il proprio veicolo e il corpo di Mastroianni che decedeva a causa delle lesioni riportate. Sempre per la Procura, gli amministratori dell’impresa, invece, consentivano che il mezzo circolasse con gomme i cui battistrada erano usurati e in pessime condizioni tali da non consentire un più breve arresto del veicolo. Fatto accaduto a Caiazzo il 4 luglio del 2008. Pochi giorni fa si sarebbe dovuta svolgere una udienza del procedimento a carico degli imputati presso il tribunale monocratico di Piedimonte Matese. Lo sciopero degli avvocati ha comportato il rinvio della discussione in aula al prossimo mese di aprile. Gli imputati sono tutti assistiti dall’avvocato Simonelli tranne il Peligno che ha affidato la propria difesa nelle mani del legale Sciorio e dello stesso Simonelli.
Francesco Mantovani

Alife - Reato ambientale, sotto processo Caturano, il re delle cave

alife. Reato ambientale. Un imprenditore finisce a giudizio. Secondo la Procura sammaritana, Pietro Caturano, in qualità di legale rappresentante dell’impianto di calcestruzzo sito in località Juncare in Alife, violava le prescrizioni stabilite nell’autorizzazione all’emissione in atmosfera di cui al decreto numero 124 del 26-4-2005 emesso dalla giunta regionale. Il 67enne di Maddaloni provocava - secondo i pubblici ministeri – emissioni di gas, vapore e fumo non consentiti. Inoltre disturbava le occupazioni o il riposo di Sisto Sasso. Fatto accaduto nella comunità alifana almeno fino al 20 aprile 2006. Pochi giorni fa sarebbe dovuto ripartire il procedimento a carico dell’imputato presso il palazzo di giustizia pedemontano. A causa dell’astensione degli avvocati, il giudice ha rinviato la discussione in aula, per il prosieguo dell’istruttoria dibattimentale, al prossimo mese di aprile.
Caturano è assistito dal legale di fiducia, Gennaro Iannotti. Bisognerà attendere, quindi, ancora alcuni mesi per conoscere il destino processuale della vicenda.
Francesco Mantovani

Piedimonte Matese - Rifiuti, il Consorzio non paga il canone dei mezzi: raccolta sospesa

piedimonte matese. Raccolta differenziata a metà. I dipendenti del Consorzio Unico di bacino Napoli- Caserta arrivati al deposito dei mezzi di trasporto per poter effettuare la raccolta, non hanno trovato le chiavi degli stessi. Il consorzio ha preso in affitto i mezzi utilizzati per la differenziata da una ditta di Napoli, che, dovendo anch’essa percepire parecchi soldi dall’ente, ha deciso ha attuato la protesta. Il consorzio non ha soldi per pagare, non solo la ditta, anche gli operai, i quali non riscuotono lo stipendio da circa tre mesi. Nonsotante tutto si  alzano all’alba tutti i giorni per svolgere le loro mansioni, Ieri sono stati costretti ad usare i camion più grandi appartenenti al consorzio per andare in giro per le strade di Piedimonte a raccogliere le buste davanti alle abitazioni, purtoppo parecchie zone   non sono state ripulite della spazzatura (si trattava dell’indifferenziato, i cui giorni di ritiro sono il martedì e il venerdì). Il deposito di questi mezzi si trova in via Matese ed è di proprietà di Vincenzo Fusco, il quale ovviamente anche lui deve percepire parecchi soldi dall’ente, circa 60.000,00 euro, ma che finora, ne ha ricevuti solo 5.000,00. E’ il deposito più vicino, altrimenti i dipendenti avrebbero dovuto recarsi a quello di Dragoni e il consorzio avrebbe dovuto impegnare altra moneta per il carburante. Il comune di Piedimonte Matese ha promesso di anticipare quanto prima almeno una mensilità delle tre a cui questi operai hanno diritto, i quali, venerdì e sabato prossimi hanno deciso di scioperare. Il consorzio deve trovare nuovi mezzi altrimenti gli operai effettueranno il servizio a metà, come accaduto ieri, pur essendo probabilmente le principali vittime della situazione.
Michela Vigliotti

Pietravairano - Moccia chiede i danni, Zarone: noi chiediamo il doppio

Zarone Francesco
pietravairano. Cave e cementificio, la città si oppone allo scempio proposto dal gruppo Moccia. Una resistenza che ha sconquassato i piani del potente industriale casertano facendo, probabilmente, innervosire alcuni dei suoi fidati scudieri. Da tempo Moccia tenta di “convicere” l’amministrazione comunale pietravairanese a “cedere” il passo. Davanti ai ripetuti “no” espressi dal sindaco Francesco Zarone, dal comitato civico, guidato dall’enegica Maria Acquaro e da migliaia di cittadini, Moccia ha deciso di inoltrare una “faraonica” richiesta di risarcimento danni contro l’ente pietravairanese. Una richiesta che è stata presa con molta “simpatia” dall’amministrazione comunale che però starebbe  preparando gli atti necessari per chiedere, a sua volta il risarcimetno danni contro Moccia. L’impresa industriale, infatti, secondo l’ipotesi formulata dal governo  Zarone, starebbe attuando uina pressione esagerata, quasi uno stalking, nei confronti di tutti i cittadini pietravairanesi che non comprendono i motivi di tanta insistenza. Nei prossimi giorni la richiesta di risarcimento, attraverso i legali potrebbe essere ufficialmente avanzata.  “Continuiamo a non capire, precisa Zarone, i motivi di tanta insistenza da parte di Moccia, nonostante i nostri ripetuti “no” confermanti anche dal consiglio dei minsitri a cui lo stesso Moccia si era rivolto. Per noi il discorso è chiuso, definitvamente e consigliamo a Moccia di cercare altrove possibili siti dove delocalizzare.  L’educazione ricevuta dai nostri padri ci ha inseganto a non insistere per entrare in casa altrui quando si capisce di non essere graditi”.

Vairano Patenora - Omicidio Casparrino, parlano i testimoni vairanesi

Bartolomeo Casparrino
vairano patenora. Omicidio Casparrino, ascoltati cinque testimoni fra cui Anna Soleo e l’avvocato Pasquale Di Pietrantonio. Proprio lui ha spiegato le ragioni per la presenza di una somma di denaro così importante all’interno della ‘abitazione. Si trattava di oltre 50mila euro che rappresentavano la metà dei risparmi dei coniugi Casparrino (madre e padre del bidello). Una cifra che fu divisa fra Lucia (la madre di Bartolomeo) e il marito quando decisero di vivere separatamente.  Fu proprio l’avvocato Di Pietrantonio a curare l’accordo fra i due coniugi. Probabilmente, quindi, il bidello confidò alla sua amica romena la presenza della grossa somma di contanti. E questo fu la sua condanna a morte.
L’altra testimone, Anna Soleo, ha ripercorso invece i racconti che il bidello le confidava, confermando che l’uomo più volte gli aveva raccontanto delle richieste di denaro che arrivavano dall’immigrata. Si tornerà in aula il prossimo 12 dicembre quando, probabilmente, sarà ascoltato Claudius Dumitrescu che dovrà raccontare le informazioni in proprio possesso relative alla rapina che portò alla morte del bidello vairanese. Nell’udienza scorsa fu ascoltato  Eduard Razvan - uno dei tre carnefici - che si difese affermando che ha partecipato alla rapina ma al momento dell’omicidio era in un’altra stanza per tenere a bada la vecchia. L’imputato ha raccontato dettagli agghiaccianti di quella terribile notte.  Il racconto  è avvenuto durante l’udienza di ieri. Razvan  ha spiegato la sua versione dei fatti, secondo la quale lui e un altro complice, pur presenti nell’abitazione del 50enne Bartolome Casparrino, non avrebberopreso parte in alcun modo all’omocidio.
Loro, ha precisa Trinca, cercavano i soldi e tenevano a pada l’anziana madre del bidello. Ad uccidere l’uomo sarebbe stata un certo Cosmin. Un autentico fantasma visto che non si è mai riuscito ad individuare. La prossima udienza è stata fissata fra una decina di giorni quando saranno ascoltati altri imputati. Il bidello Bartolomeo Casparrino  fu uscciso per soffocamento, probabilmente con un cuscino pressato sul viso. Per legarlo e immobilizzarlointervennero almeno due persone. L’uomo lottò e tentò disperatamente di difendersi. Fu picchiato e maltrattato. L’agonia durò fra i quattro e sei minuti.  Tre degli imputati sono stati già assolti durante l’udienza preliminare perchè riconosciuti innocenti. Dovranno affrontare il processo, invece, Razvan Eduard Uretu , Alexandru Onofreiciuc,  Ciurea Alexandru, Nicoleta Stefan, Ionel Sandu e  Romulus Trinca.  Fra gli imputati,  Razvan Eduard e Romulus Trinca sono gli unici ad aver confessato la partecipazione all’azione criminale

Pignataro Maggiore - Abusava di una bambina, l'orco trasferito nel carcere di Brescia

pignataro maggiore. Per molti anni avrebbe abusato di una bambina. Dopo l’arresto e dopo diversim esi trascorsi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, Claudio Evangelisti, è stato trasferito nella casa circondariale di Brescia. E’, infatti, quella Procura che sta indagando e che chiede il processo dell’indagato.
La storia
Da quando aveva otto anni avrebbe subito continui abusi sessuali da parte del compagno della madre. Solo dopo alcuni anni, crescendo, avrebbe trovato la forza di denunciari l’uomo. Determinante, per la  vittima,  l’aiuto da parte del fratellino.  Con l’accusa di abuso su minore è stato arrestato Claudio Evangelisti, agente di commercio di 57 anni. I fatti che hanno condotto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere l’uomo, sarebbero accaduti a Brescia. Proprio il tribunale di Brescia ha emesso l’ordine di arresto eseguito, qualche giorno fa, dalla Questura di Caserta. L’accusato, a Pignataro Maggiore, non sarebbe molto conosciuto perchè il sui lavoro lo portava spesso fuori, specialmente al nord dove aveva conosciuto la donna con la quale aveva deciso di convivere.
Secondo l’accusa però le morbose attenzioni diEvangelisti si dirigevano anche verso la piccola figlia della donna. Attenzioni e abusi che sarebbero continuati per lungo tempo.
In umeri
Il 70% degli abusi sessuali sui minori avviene in famiglia.  Allenatori sportivi, sacerdoti, baby sitter, medici curanti, ma soprattutto i membri della famiglia, specie quella allargata. Sono questi gli autori delle violenze sessuali verso i minori.  Non prendere le caramelle dagli sconosciuti non sembra invece una raccomandazione che basta, visto che solo il 23% degli abusi è ad opera di persone non conosciute. Il lupo di cappuccetto rosso è sempre in agguato. Dalla bambina piccolissima all’adolescente, una su cinque in Italia è vittima di un abuso sessuale.  E l’abuso va dai palpeggiamenti al rapporto vero e proprio, all’esibizionismo, alla pornografia via Internet. E aumenta l’abuso, premeditato, da parte del branco

venerdì 18 novembre 2011

Frasso Telesino - Abusa della figlia per 16 anni, lei lo incastra con il registratore

In una cassetta audio le prove delle avance
FRASSO TELESINO - Abusa della figlia per 16 anni, lei registra una cassetta e lo incastra. I maltrattamenti subiti anche dalla madre e dai fratelli. L'uomo, un 62enne, è detenuto nel carcere di Benevento. In una cassetta audio le prove delle avance

Sedici anni di silenzio e di continue violenze sessuali. L’orco, come spesso accade, era tra le mura domestiche. Solo a 26 anni, con l’aiuto del fidanzato e della psicologa, è riuscita a denunciare ai carabinieri il padre per gli abusi subiti dall’età di 10 anni. L’uomo, un 62enne di Frasso Telesino, approfittava dell’assenza della madre e degli altri fratelli per costringerla a compiere e a subire atti sessuali. La vittima aveva registrato le violenze con un'audiocassetta che non aveva mai avuto il coraggio di far ascoltare a nessuno.



LE RICHIESTE DI AIUTO - La giovane aveva provato anche a chiedere aiuto alla madre, ma le sue invocazioni erano rimaste inascoltate. Solo quando si è rivolta ai carabinieri, il muro di omertà è crollato. La moglie, infatti, ha testimoniato dei continui maltrattamenti subiti da lei stessa, violenze che non aveva mai trovato il coraggio di denunciare. Gli altri fratelli hanno raccontato poi di essere stati picchiati a loro volta dal padre, in tenera età. Ora l’uomo è detenuto nel carcere di Benevento su ordinanza del gip del tribunale sannita. È accusato di violenza sessuale nei confronti della figlia e maltrattamenti in famiglia nei confronti della moglie e degli altri due figli. (Tratto dal CorMez)

Ailano - Il "bunga bunga" dell'imprenditore

ailano. L’imprenditore Giovanni Malinconico risponde alle domande dei giudici e respinge tutte le accuse. Tutti i soldi versati per le sponsorizzazioni alla squadra di calcio  e per i concerti sono sempre stati tutti regolarmente contabilizzati. I difensori dell’imprenditore - gli avvocati Giuseppe Stellato, Ernesto De Angelis e Giovanna Mastrati - ora ricorerranna ai giudici del riesame per tentare di riportare in libertà il proprio assistito che - durante l’interrogatorio avvenuto ieri nel carcere di Santa Maria Capua Vetere - ha respinto ogni accusa.

La curiosa telefonata del “bunga bunga”
Nel maggio  del 2008 venne intercettata una simaptica telefonata fra l’imprenditore Giovanni Malinconico e il suo fidatissimo amico di Castello Matese, Achielle Natalizio. In quella conversazione si parla anche di ragazze e di “cinque zoccole”.
Giovanni Malinconico chiama Achille Natalizio ed i due interlocutori conversano inizialmente della dieta che sta facendo Malinconico, di un incontro che si terrà il giorno 08 giugno con cinque importanti cuochi al quale parteciperanno gli interlocutori, nonché della relativa prenotazione e quota di partecipazione.
Con la lettera G si  riferisce a Giovanni MALINCONICO (chiamante)  mentre la lettera A identifica  Achille NATALIZIO (chiamato)
G: Tu hai fatto cose buone con quelle amiche tue?
A: Ti do la parte mia e...
G: Si, si, si, la parte tua...Ma hai fatto cose buone con queste zoccole?
A: Ho avviato per la possibilità di trasformare.
G: Ah, ah, ah.
A: No, però poi stasera ho dovuto fare un incontro politico, perché mi ha chiamato l'assessore all'Agricoltura Cozzollino, voleva parlare con me e quindi ho parlato con Andrea di una serie di questioni, invece le femmine (ndr. le donne oppure Le Femmine cognome) avevo parlato prima. Va be', poi parliamo da vicino.
G: Va be', parliamo da vicino.
A: Due argomenti differenti insomma.
G: Va bene, va bene, va bene. La politica la fai tu...(incomp. - disturbo sulla linea)...
A: Ci sentiamo domani.
G: Io devo recuperare. Ciao ciao.
A: Ciao.