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domenica 8 marzo 2009

Teano: I medici indagati si difendono

TEANO - “Mi sento pulito – afferma il primario del reparto di chirurgia dell’ospedale di Teano, Raffaele Di Robbio, uno dei 34 medici indagati – e per questo attendo con serenità gli sviluppi dell’indagine. Ho vissuto la perquisizione della finanza con rispetto e tranquillità. Certamente – insiste Di Robbio – sono amareggiato ma ho collaborato mettendo a disposizione la mia casa e il mio studio. Vivo e lavoro – conclude Di Robbio – in una piccola comunità per cui anche gli incassi sono modesti. Ho sempre versato quanto dovuto all’Asl.” Le parole del primario sono sposate da un altro medico, Giovanni Italiano, che opera nella struttura di Caserta: “sono estremamente sereno – precisa Italiano – resta solo l’amarezza per essere stato perquisito all’alba dopo aver dedicato una vita allo studio e alla professione”. I trentaquattro medici perquisiti l’altra mattina e indagati con l’accusa di peculato, si mostrano sereni e attendono l’esito della indagine con fiducia verso la Procura. Fra i professionisti, tanti i nomi di primissimo piano come Antimo Cappello, Lanfranco Acampora, Luigi Bergamin, Luigi Bifulco, Arnaldo Brienza, Carlo Capuano, Giuseppe Casino, Angelantonio Caso, Fabio Cecconi, Agostino Cirillo, Anna Cristillo, Dario D’Onofrio, Luigi Di Risi, Francesco Della Corte, Raffaele Di Robbio, Giovanni Di Tommaso, Fabrizio Ferraiolo, Fiovanbattista Forte, Giovanni Italiano, Roberto Landolfi, Alfonso Marra, Giuseppe Mastrobuono, Stefano Mennillo, Vincenzo Messina, Antonio Palermo, Guido Pane, Antonio Pontieri, Antonio Puorto, Michela Quarantiello, Giacomo Russo, Ignazio Scaravilli, Vincenzo Selva, Attilio Sgambato e Armando Volpe. Professionisti che, in gran parte, lavorano fra gli ospedali di Piedimonte Matese, Teano e Caserta, prestando, inoltre, attività profes

Letino: Fortiniscagionto dalla prova del Dna

LETINO - Si è concluso oggi al Tribunale di Isernia l'incidente probatorio per l'omicidio di Marinalba Costa e Silva, una prostituta brasiliana assassinata con una coltellata al petto in un monolocale del centro storico della città.L'omicidio fu compiuto esattamente un anno fa. Il perito della Procura, Giacomo d'Agostaro, ha consegnato i risultati del confronto di 57 dna con cinque tracce ematiche rilevate dai carabinieri del Ris di Roma sulla scena del crimine. La novità più eclatante è che non c'é alcuna corrispondenza tra il dna del 24enne di Letino, Ignazio Fortini, arrestato per l'omicidio e il profilo di dna ricavato dalle tracce ematiche trovate anche sulle pareti del monolocale. Non sono neppure corrispondenti al dna del cugino di Fortini, in un primo momento indagato per favoreggiamento. Una traccia ematica, invece, è riconducibile al dna della sorella della vittima. "Andremo avanti - ha dichiarato Giuseppe Stellato, legale difensore di Fortini - seguendo una linea di coerenza. Ci siamo sempre dichiarati completamente estranei ai fatti. La perizia ha rilevato che all'interno della casa c'erano più persone e che le tracce ematiche non appartengono al Fortini". Resta tuttavia un'altra incognita da chiarire. L'ex fidanzata di Fortini aveva con sé il telefono cellulare di Marinalba e afferma di averlo ricevuto da lui. "Aspettiamo di conoscere gli atti - ha commento l'avvocato Stellato - e poi chiariremo anche questo". Il prossimo passo sarà la fissazione dell'udienza del Gup per il rinvio a giudizio. Una giornata, quindi, molto favorevole all’imputato che si è sempre detto innocente rispetto alle accuse a lui mosse. Si attendono, ora, le decisioni dei giudici. Gli investigatori dovranno cominciare da zero.

Riardo: Tre tombaroli arrestati

RIARDO - Stavano depredando la necropoli di Riardo i tre tombaroli arerstati dai Carabinieri di Sparanise l’altra notte. Tutti sono residenti a Casal di Principe e sonos tati trasferiti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere per impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato.  Nella loro auto sono stati rinvenuti 8 vasi in terracotta, alcune statuine votive e monete d’oro ancora sporche di terra, che avevano appena ritrovano in una tomba. Tutti i reperti sono stati consegnati alla sovrintendenza ai beni archeologici di Caserta. I tre tombaroli di Casal di Principe, avevano appena termianto di scavare nelle campagne di Riardo quanjdo sono stati sorpresi da lacuni carabinieri n borghese. In un primo momento - anche grazie all’oscurità, sono riusciti a sfuggire alle forze dell’ordine. Teano. Sono incappati però in un posto di blocco lungo la statale Appia, nel territorio di Sparanise. All’alt imposto dai militari dell’arma, i tre hanno tentato una improbabile fuga. Inseguiti dai carabinieri sono stati intercettati e bloccati dopo qualche chilometro. Nel cofano della vettura tantisismo materiale archeologico e attrezzi utili per l’identificaione e los cavo delle tombe. Il 60enne Filippo Palma, il 44enne Salvatore Zara e il 50enne Luigi Di Caterino sono stati prima condotti in Caserma e successivamente trasferiti presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere. A loro carico esisono già divesi precedenti per reati specifici. Fra il materiale recuperato dai carabinieri alcune anfore finemente decorate che sul mercato nero vengono vendute a cifre molte alte.L’azione dei carbinieri, guidati dal maresciallo Bardi confermano l’attenzione della malavit averso i siti archeologici dell’Alto Casertano. Bande di tombaroli agiscono da tempo. Ogni notte decine di tombe vengono scavate e portate via fra l’indifferenza delle istituzioni e delle autorità; le forze dell’ordine, sicuramente inadeguate per uomini e mezzi possono fare davvero poco per contrastare il fenomeno. Così, le ricchezze storiche di Riardo vengono portate via e depredate dalla camorra. La Soprintenza, senza soldi non può scavare, ci pensano i “casalesi” che predano ogni cosa. Purtroppo, una vera e propria necropoli è stata profanata dai ladri d’arte. Oltre 300 sepolture – finora – sono state scavate e depredate. Le tombe potrebbero risalire ad un periodo che va dal VI al III secolo avanti Cristo. Scompare così un tesoro di inestimabile valore storico e cultura; un tesoro che apparteneva alla comunità riardese. Un tesoro sepolto da oltre 2500 anni.
gdm

Piedimonte Matese: Svolta nell'indagine Elisr

PIEDIMONTE MATESE: Svolta nell’indagine “Elisir”. Una donna di 40 anni – Antonella I. residente a Benevento – è accusata di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Secondo la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere la 40enne avrebbe avuto un ruolo fondamentale nel procacciare ragazze disposte a “soddisfare” i capricci dei numerosi clienti che affollavano quel locale. La figura della donna era sfuggita, in un primo momento, alle indagini. Poi, l’attività investigativa svolta dai carabinieri del nucleo radiomobile della compagnia pedemontana, è riuscita a inquadrare il ruolo della beneventana imputandole le proprie responsabilità. La svolta potrebbe essere il preludio per un nuovo impulso all’indagine che, nelel prossime settimane, potrebbe riservare ancora clamorose sorprese. Trema la “Piedimonte bene”. Molti professionisti hanno paura perché i loro nomi figurerebbero fra i tanti “clienti affezionati” del club a luci rosse, Elisir. I militari dell’arma avrebbero rinvenuto diverso materiale pornografico realizzato artigianalmente da “attori” del posto. Nella rete dei carabinieri sarebbero finiti medici, avvocati, commercialisti ed altri professionisti la cui posizione è al vaglio degli inquirenti. Il locale Elisir, posto alla periferia di Alife, lungo la strada provinciale, era noto in zona per una serie di “offerte” molto accattivanti attraverso le quali riusciva ad attirare clienti da ogni parte della provincia. L’indagine scaturisce da una precisa denuncia di una giovane donna, per alcuni mesi sfruttata dai gestori del night club e indotta a prostituirsi. I fatti prendono avvio nella nottata del 13 luglio, quando i Carabinieri eseguirono l’arresto di 13 persone. Per tutti i reati contestati sono quelli di “associazione per delinquere, esercizio di casa di prostituzione, induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e agevolazione all’uso di sostanze stupefacenti”. Contestualmente fu eseguito il sequestro preventivo di un night club, denominato “Elisir”, teatro delle illecite attività, nonché di conti correnti, libretti nominativi ed al portatore e vetture in uso agli indagati, per un valore complessivo di oltre un milione di euro. Il pagamento di ogni prestazione da parte delle giovani prostitute rendeva agli sfruttatori cifre oscillanti fra i 110 e i 130 euro. Gestori del night club “Elisir” di Alife erano Giuseppe Fallarino e Maria Saveria Brattoli, convivente del Fallarino. Collaboratori nella gestione delle attività illecite del night: Pietro Maenza, Svitlana Oshkina, Oksana Romaso, Vasyl Sydoruk, Emine Smail, Michele De Martino, Salvatore Aniello Vicidomini, Raffaele Flocco, Luciano Sgambato, Pasqualino Di Nuzzo, Vincenzo Rossi. All’interno del night al momento del bltz erano presenti una trentina di clienti tutti professionisti o imprenditori accomunati dall’alta disponibilità di somme di denaro da spendere.

Vairano Patenoa: medici indagati

VAIRANO PATENORA - Un blitz della Guardia di Finanza scuote l’Asl e la politica dell’Alto Casertano. Dei trentacinque medici indagati, alcuni sono sindaci, altri consiglieri comunali, altri ancora importanti figure nel panorama politico casertano. Per tutti gli indagati l’accusa – mossa dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere – è quella di peculato. Ieri, la guardia di finanza, attraverso un maxi blitz, scattato nelle prime ore del mattino che ha visto in campo circa 150 uomini, ha perquisito la casa e gli uffici dei professionisti posti sotto indagine. Contemporaneamente altri uomini erano presso gli uffici delle entrate competenti per incrociare i dati. Tutti i medici hanno un rapporto con le Asl e con gli ospedali dove prestano la loro opera professionale. Inoltre, gli indagati, presterebbero anche servizio in forma provata. Quindi, tutti professionisti che aveva deciso di adottare il sistema di “intramoenia”. Un protocollo secondo cui il medico ospedaliero che decide di lavorare anche presso studi privati dovrebbe versare il 50% del proprio fatturato all’Asl. Il sistema dovrebbe – contemporaneamente - generare parcelle più contenute in favore dei pazienti e maggiori entrate nelle casse delle azienda sanitarie. Ciò non sempre avviene. L’indagine che ha condotto al blitz attuato ieri mattina, è partita oltre sei mesi fa, attraverso l’acquisizione delle testimonianze di numerosi pazienti ascoltati dalla guardia finanza. Ieri mattina la stretta finale con la notifica dell’avviso di garanzia agli indagati e le perquisizioni. Alcuni professionisti sono stati raggiunti presso gli ospedali di competenza e successivamente condotti in caserma per essere ascoltati e verbalizzati. Non si escludono – nelle prossime settimane – sviluppi sulla vicenda. In tutta Italia sono centinaia i medici nel mirino del Fisco. Non farebbero le ricevute truffando così le Asl. Nei mesi scorsi fu una nota dell'Agenzia delle Entrate, trasmessa al Senato ad evidenziare il problema. Secondo quel documento, la mancata emissione delle fatture sarebbe mediamente intorno al 30 / 40 per cento, con alcuni casi specifici superiori al 50%. Le prime verifiche hanno riguardato cento medici della Sicilia, settanta del Lazio, e quindici della Liguria. Alcune verifiche avrebbero evidenziato dei paradossi come il cardiochirurgo che dichiara appena dodici visite in un anno oppure il ginecologo che dall'attività intramoenia incassa meno dell'affitto del suo studio, ovvero 500 euro al mese. La Guardia di Finanza, nel 2006, attraverso un controllo condotto su tutto il territorio nazionale – evidenziò dati ancora più allarmanti secondo cui su 172 medici controllati ben 104 non rilasciavano regolari fatture. Numeri che avrebbero determinato una evasione di milioni di euro. L’indagine condotta dalla Procura sammaritana e che ha visto ieri in campo la guardia di finanza, è dello steso tipo di quella condotta a Napoli nelle scorse settimane. Una indagine che avrebbe già mietuto la prima vittima: il chirurgo Salvatore Franzese. Il professionista, infatti si tolse la vita iniettandosi un potente veleno – proprio qualche giorno dopo essere stato oggetto di una perquisizione. Anche Franzese svolgeva attività intramoenia.

mercoledì 4 marzo 2009

Dragoni: arrestato imprenditore per discarica abusiva

DRAGONI - Aveva realizzato e gestiva una enorme discarica di rifiuti speciali e pericolosi su un terreno alle porte del paese. Ottomila metri quadrati in cui aveva ammassato diverse tonnellate di vecchi motori, carcasse di autovetture, pneumatici e tanti altri tipi di rifiuti. Per questa ragione è stato arrestato, ieri mattina, il 54enne Alfredo Carini – originario della provincia di Napoli ma da tempo trasferitosi nell’Alto Casertano – che oggi stesso sarà processato con la formula della direttissima. Così, ha disposto il Pubblico Ministero del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dottor Guarriello, che ha inoltre deciso la custodia dell’arrestato presso la cella di sicurezza della stazione dei carabinieri di Piedimonte Matese. Carini è stato arrestato durante un blitz attuato dai carabinieri della compagnia pedemontana i quali, da tempo stanno attuando una vera e propria guerra contro il traffico illecito dei rifiuti. Un traffico che vede sempre più frequentemente materiali di ogni tipi viaggiare verso le montagne e le campagne dell’Alto Casertano e del Matese. La discarica organizzata da Carini era situata in località Raudini, nel comune di Dragoni. Proprio nella zona industriale di Dragoni, Carini, aveva gestito, fino a pochi mesi, una grossa rivendita e officina meccanica che operava nel settore del fuoristrada. Un’attività che da qualche tempo, l’uomo, ha spostato nella vicina provincia di Benevento. L’arresto di Carini, imprenditore operante nel settore del commercio di auto fuoristrada, è stata eseguito grazie alle nuove norme che regolano proprio lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti. In Campania c’è l'arresto per chi viene sorpreso ad abbandonare rifiuti ingombranti (lavatrici, materassi o altro). Si rischieranno da 6 mesi a 3 anni di reclusione. La disposizione non vale per tutto il territorio nazionale, ma solo per la Campania e per quelle regioni in cui è stata riconosciuta l'emergenza. In sostanza, secondo una prima ricostruzione fatta dagli investigatori, l’uomo accumulava nella proprietà in località Raudini, tutto quel materiale che invece doveva essere smaltito attraverso particolari procedure.

Riardo: 53 i lavoratori in esubero a Ferrarelle

RIARDO - Raggiunto l’accordo fra sindacati e Ferrarelle sul piano di esubero. I lavoratori che lasceranno l’azienda scendono da 62 a 53 di cui 43 fanno parte dello stabilimento e 10 della sede amministrativa. L’accordo, raggiunto ieri, fra le parti, sarà sottoposto il prossimo giovedì all’assemblea dei lavoratori e, se approvato, successivamente ratificato. Se tutto andrà come previsto, esso sarà operativo dal prossimo primo aprile, quando incominceranno a lasciare il lavoro le prime unità. Il piano prevede un “rilascio” graduale di unità lavorative che sarà attuato entro due anni. Le poche donne che ancora lavorano presso lo stabilimento Ferrarelle di Riardo saranno quasi tutte licenziate. La bozza di accordo siglata ieri soddisfa le parte in causa: l’azienda vede il proprio piano al traguardo finale mentre i sindacati sono riusciti, seppur di poco, a ridurre il numero dei lavori da licenziare. Gran parte dei 53 esuberi previsti dall’azienda, riguardano dipendenti riardesi che offre la gran parte dei lavoratori allo stabilimento. La «Ferrarelle» - una delle più importanti industrie Europee nel settore delle acque minerali – ha previsto un esubero di 62 unità, su una forza lavoro totale di 250 addetti. Negli ultimi quattro anni nello stabilimento riardese sono stati investiti oltre 22 milioni di euro in nuove tecnologie. Contrazione del mercato, concorrenza sempre più agguerrita, e sempre meno disponibilità economica per il bilancio delle famiglie sarebbero – secondo l’azienda – i principali fattori che hanno determinato la formulazione del piano.

Teano: Benzina contro un portone

TEANO - Incendiato un portone di un antico palazzo lungo via Garibaldi. Fra gli inquilini anche la sorella del consigliere di minoranza Fabiano Cirelli. La prontezza di alcuni passanti ha evitato che le fiamme si propagassero al resto della struttura. Infatti sul posto sono giunti – tempestivamente - i vigili del fuoco della locale stazione che sono riusciti a spegnere le fiamme che aveva già divorato la parte bassa dell’antico portone in legno. Secondo alcune indiscrezioni raccolte sul posto, per appiccare l’incendio, sarebbe stata usata una bottiglia contenente della benzina. Sconosciute, finora, le cause che avrebbero mosso la mano di chi ha lanciato la bottiglia. Nessuna delle persone che abitano in quel palazzo avrebbe mai ricevuto intimidazioni o minacce o richieste estorsive. Per questo, la pista più seguita dagli investigatori appare quella legata ad un atto scellerato compiuto da qualche squilibrato. Un gesto che ha fatto vivere momenti di paura per le famiglie che occupano il palazzo. I fatti sono accaduti la scorsa domenica notte, intorno alle ore ventitre. Sono stati alcuni passanti a notare il fumo e il fuoco al portone. Così hanno informato uno degli inquilini che immediatamente ha lanciato l’allarme informando primi gli altri vicini e allertando poi i vigili del fuoco. Sul posto sono giunti anche i carabinieri della locale stazione che hanno eseguito glia accertamenti del caso e raccolto la denuncia dei fatti, Saranno gli stessi militari dell’arma sidicina a condurre le indagini nel tentativo di risalire agli autori del gesto. “Abbiamo avuto veramente paura – precisa la signora Anna Mesolella, una delle proprietarie della struttura – soprattutto per quello che poteva accadere nel caso non avessimo scoperto in tempo l’incendio. Escludo – continua la donna – qualsiasi gesto intimidatorio nei nostri confronti. Noi – precisa Mesolella – non abbiamo mai ricevuto alcun avvertimento, alcuna intimidazione o altre cose che potevano preannunciare un fatto del genere. Qui, continua Anna, siamo tutte persone per bene, gente semplice. Speriamo – conclude la donna – che i carabinieri sappiano dare un nome agli autori del gesto.” L’episodio riporta alla mente quelli accaduti oltre un anno fa quando, in città, furono diverse le automobili incendiate. Fra quelle auto bruciate vi furono anche quelle del consigliere di minoranza Roberto Conca e quella dell’assessore Rosaria Pentella.

domenica 1 marzo 2009

Vairano Patenora: Ditta chiude per troppi furti


VAIRANO PATENORA - Chiudere per “ripetuti” furti. Capita ad una ditta di costruzione del vairanese che occupa mediamente cinque lavoratori e altri per prestazioni occasionali. Lo ha deciso l’amministratore dopo l’ennesimo furto subito l’altra notte. I ladri sono entrati in azione in località “Ferrara” portando via tutti gli attrezzi dal deposito della ditta Supino. Oltre 15mila euro il danno subito dall’impresa. I malviventi hanno usato la fiamma ossidrica per sfondare i cancelli e le porte del deposito dal quale è stato portato via anche un trattore usato per il taglio delle siepi. Il mezzo sarà ritrovato, abbandonato, più avanti. Tutto il materiale rubato era stato acquistato da poche settimane, dopo un precedente furto. “E’ l’ennesima volta – precisa Maurizio Supino, amministratore dell’azienda – che i ladri ci derubano di tutto. Orami, siamo in ginocchio e stiamo pensando seriamente alla chiusura dell’attività. Purtroppo – conclude Supino – siamo esasperati. L’impresa già in passato è stata vittima di furti – tutti consistenti – ai quali l’imprenditore ha sempre risposto con coraggio, riacquistando ogni cosa e ripartendo a testa bassa. Questa volte, però, la misura è colma e Supino, scoraggiato, sta meditando la serrata. Il furto subito dalla ditta sorprende per diversi particolari fra cui il tempo – molto lungo – a disposizione dei ladri e, soprattutto, l’assenza di qualsiasi testimone, nonostante l’enorme rumore fatto dai malviventi. Sull’episodio stanno indagando i carabinieri della stazione di Vairano Scalo a cui è stata presentata la denuncia dei fatti. L’episodio del furto in località Ferrara, interrompe un lungo periodo di quiete, sul fronte della microcriminalità, a Vairano. Più uomini e mezzi a disposizione delle forze dell’ordine già attualmente operanti sulla zona, sarebbe certamente un ulteriore strumento di prevenzione capace di ridare tranquillità ai cittadini.

Teano Arrestato dopo aver picchiato la moglie

TEANO – Picchia ripetutamente la sua compagna. Finisce in carcere, perde l’amore ed anche il posato di lavoro. Tutto è accaduto dopo la denuncia della donna che subito dopo lo lascia e ritorna dai genitori. Inoltre, considerato il fatto che i due lavoravano nella stessa azienda, il titolare ha deciso immediatamente di licenziare l’uomo violento. Un’azione, probabilmente, assunta sopratutto per tutelare la vittima. Lui, dopo qualche giorno in carcere, è ritornato a casa, dove resta agli arresti domiciliari. Protagonista della vicenda Cosimo Laurenza. L’uomo – di circa trenta anni – originario di Teano da diversi anni si era trasferito in Lombardia, per l’esattezza, nella provincia di Milano per motivi di lavoro; un impiego che aveva trovato presso un’azienda di trasporti come magazziniere. Qui aveva conosciuto una donna divenuta prima la sua fidanza e, successivamente, la sua compagna. I primi mesi di convivenza sarebbero trascorsi con tranquillità: poi, purtroppo, la gelosia avrebbe preso il sopravvento determinando così la deriva del rapporto di coppia. Dopo le prime liti, Laurenza avrebbe iniziato a maltrattare la compagna; prima attraverso minacce ed offese, passando poi alle vie di fatto picchiando più volte la donna. L’ultima violenta lite sarebbe accaduta pochi giorni fa, quando l’uomo avrebbe sferrato alcuni pugni – di cui uno in pieno viso – alla sua compagna. Le urla della donna avrebbero attirato l’attenzione dei vicini che – preoccupati – avrebbero allertato la polizia. Una pattuglia del 113 sarebbe giunta sul posto mentre le prepotenze di Cosimo erano ancora in atto. Per questo motivo l’uomo veniva bloccato e trasferito in commissariato. Da qui, dopo le formalità di rito, veniva associato al carcere circondariale. Pochi giorni dopo il fermo, il giudice per l’indagini preliminari, convalidando l’arresto, concedeva all’uomo gli arresti domiciliari. Già in passato, Laurenza, si sarebbe reso responsabile di episodi simili. Circa cinque anni fa, l’uomo fu protagonista di un’aggressione nei confronti di una ragazza – all’epoca sua fidanzata – in una piazza lombarda. In quel caso, Cosimo fu solo denunciato e riuscì a cavarsela anche grazie al fatto che la vittima ritirò la querela.

Rocchetta e Croce: La piazza del paese fantasma

ROCCHETTA E CROCE - Una piazza nuova, completamente rifatta, in una frazione totalmente disabitata. E’ questo il controsenso che colpisce chi transita lungo la strada provinciale che attraversa piccola frazione di Croce, nel comune di Rocchetta. Il lavori che hanno portato alla realizzazione della nuova piazza sono stati conclusi da qualche mese; i marmi, i pavimenti, le fontane zampillanti, i lampioni contrastano fortemente con le case diroccate della piccola frazione. E’ insolito, quasi fastidioso, osservare tanta accortezza nel realizzare una piazza che non servirà alla gente per riunirsi, per incontrarsi, per festeggiare. Solo alcuni cani randagi, impauriti e sospettosi, usufruiscono di quella nuova struttura. La piazza nuova nella “città fantasma” riassume bene come, a volte, l’utilizzo dei fondi pubblici diventi “bizzarro”, inutile, fine a se stesso. Nel comune di Rocchetta e Croce, probabilmente, le cose bizzarre divertono tanto gli amministratori che hanno anche realizzato – appena fuori paese – una nuovissima strada senza sbocco. Un budello d’asfalto -. Realizzato attraverso i fondi Por della Campania - che corre nel bosco per fermarsi poi sulla cima di una collina. L’ultimo abitante di Croce è morto nel settembre del 2004: Carlo Izzo aveva poco meno di 70 anni ed era l’ultimo “guardiano” della frazione. Pochi mesi prima era morto l’altro anziano del borgo, Antonio Migliore. L’uomo poche settimane prima era stato costretto a lasciare la sua abitazione di Croce dopo essere scampato miracolosamente ad un’aggressione , attuata da un ladro. Dal 2004 la piccola Croce, adagiata lungo il pendio sud-est del Montemaggiore, ai piedi del magnifico eremo di San Salvatore, è disabitata. Solo nel fine settimana nel centro, arriva qualche vecchio abitante, trasferitosi altrove, per dare un’occhiata alle proprie cose. Alcune abitazioni sono state acquistate da persone residenti a Caserta o nell’Agro Aversano. Croce ha subito un lento ma inesorabile svuotamento che ha visto tutti i suoi abitanti – più di centoventi - negli ultimi anni scappar via, ad uno ad uno, fra l’indifferenza generale dei “governanti” locali. Nell’ultimo decennio, il declino della frazione - che componeva anche il nome del comune, “Rocchetta e Croce” è stato totale.

Roccaromana: Dalla Regione 500mila per l'ospedale

ROCCAROMANA – La giunta Regionale approva il bilancio nel quale sono assegnati 500mila euro per attivare l’ospedale di Roccaromana. La struttura quindi sarà riaperta, dopo anni di chiusura. Una riapertura che “stupisce” soprattutto tanti scettici, fracui – inp rima fila – il sindaco del paese, Anna De Simone che aveva sempre puntato l’indice contro la mancata copertura finanziaria della legge. Una copertura finanziaria che, invece, ieri, è ufficialmente arrivatadal capitolo 7562 che prevede 500mila per l’ospedale di Roccaromana e per quello di Mondaragone. Soddisfatto il vero artefice di questa vicenda, il consigliere regionale Gennaro Oliviero che precisa: “il risultato rappresenta un ottimo punto di partenza per le due comunità che dopo anni potranno riavere una struttura sanitaria. Ritengo – precisa Oliviero - l’assegnazione dei fondi, un passo fondamentale per soddisfare le esigenze degli utenti nel territorio di competenza. La regione Campania – conclude Oliviero – ha assegnato un cospicuo finanziamento a sostegno dell’iniziativa”. La vecchia struttura – chiusa da oltre dieci anni – diventerà ospedale di comunità. Lo hanno stabilito, ieri mattina, i Capigruppo di maggioranza con un Maxi-Emendamento, proposto dal consigliere regionale Gennaro Oliviero. Non solo si potenzia la sanità casertana ma si contrastano efficacemente i tagli che di fatto il Governo Berlusconi avrebbe fatto al territorio nell’atto in cui non si fosse approvato il Piano Ospedaliero. L'ospedale di Comunità è una struttura sanitaria della rete dei servizi distrettuali, che si rivolge a per­sone prevalentemente anziane attraverso l'attivazione di posti letto, dove sono seguiti dal loro medico di fiducia, risparmiando risorse da destinare ad altri servizi e liberando gli ospedali da "ricoveri impropri" che ne limitano le potenzialità. l'Ospedale di Comunità trova la sua collocazione in ambiti territoriali di comuni collinari e mon­tani, aree con popolazione sparsa e disagiata viabilità. L’ospedale di comunità, impiega un numero limitato di posti let­to, accoglie pazienti a degenza breve che non necessitano di assi­stenza intensiva a di particolare tecnologia. Esso, è gestito dai Medici di Medicina Generale del territorio che ricoverano i pazienti, di cui sono medici di fiducia, per patologie non assistibili a domicilio anche per condizione abitative e assi­stenziali inadeguate. La riapertura dell’ospedale di Roccaromana premia, non solo le numerose richieste della piccola comunità ai piedi del Montemaggiore, ma rappresenta un valido sostegno anche per il territorio circostante.

Presenzano: Scatta l'allarme per Monte Cesima

PRESENZANO - Gli ambientalisti contro il contro il progetto di centrali eoliche su Monte Cesima. Un progetto che investe i Comuni di Mignano Monte Lungo, San Pietro Infine e Presenzano. Una opposizione basata su motivi di tutela ambientale, paesaggistica e storica. Con la motivazione di produrre energia ecologica – scrivono gli ambientalisti in una nota inviata a tutte le istituzioni e al Presidente della Repubblica - farebbero scempio di due tra i più bei paesaggi dell’alta Campania: il Monte Cesima ed il Monte Sammucro, entrambi Siti di Interesse Comunitario (SIC) ed inseriti nella rete Bioitaly Natura 2000 dell’unione Europea. Gli ambientalisti si dicono sconvolti dall’esistenza di ben 5 nuovi progetti già presentati in merito presso gli uffici regionali competenti. Per questo la Lipu ribadisce la sua contrarietà in merito, evidenziando ancora – e per l’ennesima volta – come sia il Monte Cesima sia il Monte Sammucro, a prescindere dai loro elevati valori ambientali e paesaggistici per la valutazione dei quali si rimanda alla documentazione allegata alla presente, sono parti integranti dello scenario in cui si svolse la famosa Battaglia del Monte Lungo e l’eccidio di San Pietro Infine, luoghi posti ai loro piedi; scenari di montagne dominanti sul Cimitero-Memoriale omonimo, dove ad ogni anniversario della battaglia convengono le più alte autorità dello Stato ed i rappresentanti delle forze Alleate che qui vengono a ricordare i soldati sacrificatisi per la liberazione del nostro Paese, e tra essi anche quelli del primo nucleo combattente dell’Esercito Italiano oppostosi alle alla dominazione nazi-fascista dell’Italia. Sarebbe scandaloso ignorare o sottovalutare i pur grandi pregi ambientali e paesaggistici delle due montagne, ma ancora più lo sarebbe ignorare il rispetto che dobbiamo a tutti quei morti. Una mancanza di rispetto ed uno sfregio che i progetti di centrali eoliche, se realizzati, saranno lì a ricordare a tutti la mancanza di sensibilità italiana.

Pietravairano: E' ritornato a casa Orsi

PIETRAVAIRANO – E’ stato ritrovato Antonio Orsi. Aveva deciso di prendersi due giorni di assoluta “solitudine” nel bosco dietro casa sua. Nemmeno il trambusto fatto dai soccorritori, dalle unità cinofili, dagli elicotteri, gli hanno fatto cambiare idea. Lui, Antonio, era ben nascosto sulla cima della montagna, guardava tutti dall’alto senza scomporsi. Con lui, c’era il cane, fedelissimo compagno, che non lo ha mollato mai. Orsi è stato capace di dare scacco ai tanti esperti della protezione civile locale che si è inutilmente affannata nelle ricerche. Lui è riuscito a nascondersi benissimo mettendo anche a nudo le carenze di un sistema di soccorso e di ricerca che non sempre funziona. Infatti, quel bosco alle spalle della Verdesca, non è immenso, nemmeno impenetrabile. Eppure, nessuno è stato capace di trovare avvistare l’uomo. E se invece di una scomaprsa volontaria, Antonio, avesse avuto bisogno di aiuto, cosa sarebbe accaduto? E’ questa la domanda maggiore che si pone la gente dopo il ritorno di Orsi, alla luce delle infruttuose ricerche. In ogni caso, Antonio Orsi è tornato a casa, abbracciato dai figli e da tutti i parenti. L’uomo dopo due giorni e due notti passate in montagna è apparso provato, stanchissimo ma in buona salute. Quali i motivi che avrebbero spinto Antonio a prendersi queste ferie, non sono state ancora rese ancora note e probabilmente, non lo saranno mai. In ogni caso il paese di Pietravairano è in festa per il ritorno di un uomo stimato e ben voluto da tutti. Antonio Orsi era sparito lo scorso lunedì pomeriggio dalla sua casa di campagna, in località “Aia dei Monaci”. Poco prima delle ore diciotto, aveva incontrato il cugino al quale avrebbe raccomandato di dare un’occhiata alla sua piccola fattoria. La sua vettura è rimasta parcheggiata davanti la masseria in località “Aia dei Monaci” con le chiavi inserite ne quadro. Solo alcuni attrezzi usati per raccogliere la legna e lasciati sul terreno tradiscono qualcosa di imprevisto, accaduto in fretta.

Pietramelara: Accordo fra De Ponte e Leonardo

PIETRAMELARA – Un accordo segreto fra il gruppo del sindaco Luigi Leonardo e quello dell’opposizione guidato da Andrea De Ponte. Un patto a lungo termine che punterebbe direttamente al rinnovo del consiglio comunale; questo, nonostante mancini ancora diversi anni alla scadenza dell’attuale mandato e quindi al rinnovo del consiglio comunale pietramelaraese. De Ponte “garantirebbe” - durante questa legislatura – una opposizione morbida, non cattiva. In cambio, il gruppo di Leonardo avrebbe assicurato a De Ponte il sostegno per arrivare alla fascia tricolore. Tutto a danno dell’attuale vice sindaco Franco Panella che così si troverebbe a combattere contro un avversario molto forte. Contestualmente, però, l’obiettivo dell’accordo sarebbe anche quello di contrastare un possibile ritorno, sulla scena politica, dell’ex sindaco Pasquale Di Fruscio che dopo aver amministrato il paese per oltre dieci anni, ora, sta alla finestra a guardare. L’incontro fra De Ponte e Leonardo sarebbe avvenuto poco tempo fa, nell’abitazione di campagna di un assessore della stessa giunta guidata da Leonardo. Chiaramente, almeno, per ora, mancano le conferme da parte degli interessati che giudicano la cosa come “mera fantasia”. Nonostante ciò però le voci in paese sull’incontro fra i due leader si fanno sempre più insistenti.