AILANO - Nella mattinata odierna, i Carabinieri del Nucleo
Investigativo del Comando Provinciale di Caserta hanno dato esecuzione ad
un'ordinanza di custodia cautelare emessa dall'Ufficio G.I.P. presso il
Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei
confronti di 9 persone {otto misure cautelari in carcere ed una agli arresti
domiciliari), ritenute responsabili a vario titolo di concorso esterno in
associazione mafiosa, estorsione, turbativa delle operazioni di voto mediante
violenza e minaccia, corruzione, reimpiego di denaro di provenienza illecita,
reati tutti aggravati dalla finalità di aver agevolato il clan "dei
casalesi",
I provvedimenti costituiscono l'epilogo di un'articolata indagine che ha permesso di riscontrare l'esistenza di un patto criminale fra il clan "dei casalesi" (in particolare la fazione Bidognetti) e FABOZZI Enrico ci.'50 {già sindaco del comune di Villa Literno dal 2003 all'aprile 2009, data in cui l'Ente è stato sciolto per presunte ingerenze della criminalità organizzata nella gestione amministrativa e successivamente reintegrato; attualmente è consigliere regionale e consigliere comunale di minoranza di Villa Literno), in concorso e con la mediazione di FERRARO Nicola, imprenditore e politico (tratto in arresto in data 12 luglio 2010 nell'ambito dell'indagine del R.O.S. denominata NORMANDIA II ed attualmente in attesa dell'esito del giudizio di 1° grado), fondato su un accordo generale mirato a garantire al clan il controllo e la gestione degli appalti e delle risorse pubbliche in cambio del sostegno elettorale e di tornaconti economici, personali ed elettorali. La genesi di tale accordo si inquadra nel 2003, anno in cui FABOZZI, a cavallo delle elezioni comunali sostenute dal clan, incontrò GUIDA Luigi e FERRARO Nicola presso l'abitazione di quest'ultimo. A seguito di tale summit, fu decisa la strategia criminale da utilizzare per manipolare le gare d'appalto al fine di favorirne l'aggiudicazione alle imprese di riferimento della criminalità organizzata. Con l'elezione a Sindaco del FABOZZI praticamente si inaugura per il gruppo BIDOGNETTI la stagione del controllo degli appalti "a monte" nel Comune di Villa Literno; modalità da preferirsi, a quella, più rischiosa e meno remunerativa, delle estorsioni "a valle" delle imprese vincitrici delle pubbliche gare.
Proprio attraverso le indagini tecniche coordinate da questo ufficio e
condotte dai Carabinieri, ulteriormente corroborate dalle dichiarazioni di
collaboratori di giustizia cha hanno vissuto in prima persona le vicende
oggetto di investigazione, quali IOVINE Massimo, DI CATERINO Emilio, GUIDA
Luigi, DIANA Francesco, ZIELLO Gaetano, CARRINC Anna e da ultimo DIANA
Tammaro, si è fatta luce su gravi episodi connessi a
violazioni sull'assegnazione di importanti appalti pubblici che avevano
interessato quel territorio, nonché sul reimpiego di capitali illecitamente
acquisiti da esponenti dell'organizzazione criminale nella realizzazione di
beni immobili.
In particolare gli imprenditori destinatari della
misura cautelare, accordandosi con gli esponenti apicali del clan "dei
casalesi", ricevevano dal clan un appoggio costante per l'assegnazione
delle gare di appalto e di commesse pubbliche, con meccanismi di alterazione
delle gare e quindi di un consequenziale sostegno finalizzato alla loro
affermazione imprenditoriale.
Il grave ed inquietante spaccato criminale che ha interessato negli
ultimi anni l'Amministrazione comunale di Villa Literno, e più in generale
l'area che da Casal di Principe raggiunge il mare, passando appunto per Villa
Literno per raggiungere Castelvolturno, è stato dettagliatamente ricostruito in
questa indagine che costituisce una ideale seconda puntata di quella denominata
Normandia II che portò all'arresto di Nicola FERRARO, dandosi conto in maniera puntuale
anche di successivi aggiustamenti, conferme ed evoluzioni di quell'iniziale
patto fra le tre gambe del tavolino costituite da FABOZZI (la politica), GUIDA
(la camorra) e FERRARO (l'impresa). Dalle indagini è emerso, in modo chiaro,
che l'interesse prevalente del sindaco - oggi consigliere regionale — siano
stati gli affari connessi all'esercizio ed alla strumentalizzazione della
carica pubblica. Sono i soldi il motore dell'accordo con GUIDA, ma, ancora di
più, sono i soldi a muovere un accordo stabile con il killer IOVINE Massimo per
il tramite di un altro indagato CAIAZZO Vincenzo, detto Stefano, futuro suocero di IOVINE
Massimo e del fratello di un altro recente collaboratore di giustizia, DIANA
Tammaro; ed ha destato sorpresa la ricostruzione compiuta dai collaboratori di
giustizia dell'accordo politico, criminale ed economico fra un Sindaco ed il
capo zona del paese, noto sul territorio per essere un temibile killer, proprio
negli anni (2003-2008) in cui era impegnato nella sanguinosa faida di camorra
che ha visto contrapposte le fazioni di Francesco Bidognetti e Francesco
Schiavone nel comprensorio di Villa Literno .
La saldatura che nella fattispecie in esame si è realizzata tra ceto
politico e amministrativo locale e imprenditoria criminale produce distorsioni
profonde a tutti i livelli, dal governo del territorio alle direzioni dello
sviluppo e dell'occupazione, ma soprattutto sostiene, da un lato, il
consolidamento sul mercato legale dell'imprenditoria criminale, e, dall'altro,
il rafforzamento di un ceto politico e amministrativo affaristico, clientelare,
e, esso stesso, malavitoso, capace di giungere ancora una volta fino a sedere
in consiglio regionale, nell'istituzione che più di tutte gestisce
finanziamenti per appalti e concessioni pubbliche.
L'indagine ha altresì consentito di individuare nello specifico alcuni
imprenditori di riferimento della camorra casalese. Uno di essi è stato
identificato in GAROFALO Raffaele ci.'73 di San Marcellino, imparentato con un
noto esponente del clan Bidognetti, MACCARIELLO Raffaele ed in rapporti diretti
con CARRINO Anna.
Altri sono stati identificati in MALINCONICO Giovanni ci.'52 di Ailano, e nei
fratelli
MASTROMINICO Pasquale ci.'51 e Giuseppe ci.'58 di San Cipriano d'Aversa,
destinatari di ordinanza di custodia cautelare per concorso esterno in
associazione mafiosa in relazione al gruppo comandato da IOVINE Antonio, detto o 'ninno, di cui si sono rivelati la longa rnanus nell'assegnazione di appalti pubblici
grazie alla loro contiguità al clan. Si tratta di imprenditori di rilievo
nazionale, come hanno svelato indagini anche di altri uffici, e soprattutto in
grado di muoversi sull'intero territorio della regione, come dimostrato
dall'aggiudicazione in favore di MASTROMINICO di un importante appalto del
Comune di Gragnano. Circostanza, questa, posta in relazione ad altre emergenze
investigative dalle quali è risultato che i MASTROMINICO sono stati individuati
come imprenditori di riferimento del clan IOVINE sul territorio di San Cipriano
grazie al rapporto di stretta collaborazione che si era instaurato fra il boss
MARTINELLI Enrico ci. 64 -oggi detenuto in regime di 41 bis - ed il Sindaco di
San Cipriano d'Aversa, suo omonimo del '71. In particolare il rapporto fra il boss Martinelli
Enrico e l'omonimo Sindaco di San Cipriano d'Aversa è risultato dagli
accertamenti compiuti dai carabinieri a seguito di una perquisizione in un covo
individuato durante le ricerche di Antonio IOVINE e di Martinelli Enrico, durante
la quale fu rinvenuta una vecchia macchina da scrivere che riportava impresse
le tracce di una corrispondenza fra i due Martinelli; fra le lettere, una
riportava la direttiva del boss al Sindaco di assegnare l'appalto per la
ristrutturazione del cimitero di San Cipriano d'Aversa ai Mastrominico,
ricordandogli l'impegno elettorale del clan in suo sostegno.
Sono stati poi contestati i reati di corruzione elettorale aggravata
dal metodo mafioso a FABOZZI Enrico, CAIAZZO Nicola (consigliere comunale dal 2003)
e CAIAZZO Vincenzo detto Stefano (suocero di IOVINE Massimo e socio in affari del
Sindaco FABOZZI Enrico). Inoltre MALINCONICO Giovanni e FABOZZI Enrico
rispondono del reato di corruzione per le utilità versate dall'imprenditore al
Sindaco dopo l'attribuzione in suo favore di un importante appalto di circa 14
milioni di euro.
Infine va evidenziato che il Gruppo Guardia di Finanza
di Aversa sta completando l'esecuzione del sequestro di beni, società e conti
correnti riconducibili ad alcuni indagati, per un valore di circa 10 milioni di
euro.
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