VAIRANO PATENORA - Un blitz della Guardia di Finanza scuote l’Asl e la politica dell’Alto Casertano. Dei trentacinque medici indagati, alcuni sono sindaci, altri consiglieri comunali, altri ancora importanti figure nel panorama politico casertano. Per tutti gli indagati l’accusa – mossa dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere – è quella di peculato. Ieri, la guardia di finanza, attraverso un maxi blitz, scattato nelle prime ore del mattino che ha visto in campo circa 150 uomini, ha perquisito la casa e gli uffici dei professionisti posti sotto indagine. Contemporaneamente altri uomini erano presso gli uffici delle entrate competenti per incrociare i dati. Tutti i medici hanno un rapporto con le Asl e con gli ospedali dove prestano la loro opera professionale. Inoltre, gli indagati, presterebbero anche servizio in forma provata. Quindi, tutti professionisti che aveva deciso di adottare il sistema di “intramoenia”. Un protocollo secondo cui il medico ospedaliero che decide di lavorare anche presso studi privati dovrebbe versare il 50% del proprio fatturato all’Asl. Il sistema dovrebbe – contemporaneamente - generare parcelle più contenute in favore dei pazienti e maggiori entrate nelle casse delle azienda sanitarie. Ciò non sempre avviene. L’indagine che ha condotto al blitz attuato ieri mattina, è partita oltre sei mesi fa, attraverso l’acquisizione delle testimonianze di numerosi pazienti ascoltati dalla guardia finanza. Ieri mattina la stretta finale con la notifica dell’avviso di garanzia agli indagati e le perquisizioni. Alcuni professionisti sono stati raggiunti presso gli ospedali di competenza e successivamente condotti in caserma per essere ascoltati e verbalizzati. Non si escludono – nelle prossime settimane – sviluppi sulla vicenda. In tutta Italia sono centinaia i medici nel mirino del Fisco. Non farebbero le ricevute truffando così le Asl. Nei mesi scorsi fu una nota dell'Agenzia delle Entrate, trasmessa al Senato ad evidenziare il problema. Secondo quel documento, la mancata emissione delle fatture sarebbe mediamente intorno al 30 / 40 per cento, con alcuni casi specifici superiori al 50%. Le prime verifiche hanno riguardato cento medici della Sicilia, settanta del Lazio, e quindici della Liguria. Alcune verifiche avrebbero evidenziato dei paradossi come il cardiochirurgo che dichiara appena dodici visite in un anno oppure il ginecologo che dall'attività intramoenia incassa meno dell'affitto del suo studio, ovvero 500 euro al mese. La Guardia di Finanza, nel 2006, attraverso un controllo condotto su tutto il territorio nazionale – evidenziò dati ancora più allarmanti secondo cui su 172 medici controllati ben 104 non rilasciavano regolari fatture. Numeri che avrebbero determinato una evasione di milioni di euro. L’indagine condotta dalla Procura sammaritana e che ha visto ieri in campo la guardia di finanza, è dello steso tipo di quella condotta a Napoli nelle scorse settimane. Una indagine che avrebbe già mietuto la prima vittima: il chirurgo Salvatore Franzese. Il professionista, infatti si tolse la vita iniettandosi un potente veleno – proprio qualche giorno dopo essere stato oggetto di una perquisizione. Anche Franzese svolgeva attività intramoenia.
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