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giovedì 30 giugno 2011
Teano - Omicidio Mollicone, ecco le lettere che hanno riaperto il caso
teano. La trasmissione di Rai3 chi l’ha visto? si è interessato del caso dell’omicidio di Serena Mollicone. In onda, ieri sera, un ampio servizio sulla vicenda che coinvolge due persone di Teano: l’ex maresciallo Franco Mottola e suo figlio Marco.
Intanto il paese è scosso dalla vicenda e la speranza di molti è che presto la famiglia Mottola possa chiarire la propria posizione e l’eventuale estranietà alle accuse mosse.
Dopo dieci anni potrebbe esserci la svolta nel caso dell'omicidio di Serena Mollicone, la ragazza scomparsa il primo giugno del 2001 ad Arce (Frosinone) e ritrovata morta due giorni dopo in un bosco. Sono indagati il suo ex fidanzato Michele Fioretti, la madre di lui Rosina Partigianoni, l'ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, suo figlio Marco e un altro carabiniere, Francesco Suprano. Le accuse per i cinque sono di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Dopo dieci anni di misteri uno dei casi irrisolti piu' famosi degli ultimi anni potrebbe arrivare a una conclusione. Quattro uomini e una donna con le ipotesi di reato di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Tutti e cinque gli indagati saranno sottoposti al test del Dna. Nel mirino degli inquirenti ci sono l'ex fidanzato Michele Fioretti e sua madre Rosina Partigianoni. Gia' a marzo scorso le indagini aveva avuto un nuovo impulso. Due lettere anonime recapitate al quotidiano la Provincia avevano fatto riaprire il caso dell'omicidio L'anonimo scrittore aveva riportati un lungo elenco di verifiche, di imput, di motivazioni che spinsero la procura della Repubblica a riaprire il caso.
Le lettere
In perfetto italiano ed evidenziando una conoscenza quasi perfetta delle tecniche investigative, lo sconosciuto scrittore, descriveva una presunta scena del crimine. "Gentile Nicoletti e gentile Procuratore Mercone, sono la persona che a suo tempo mando' gli sms alla trasmissione "Chi l'ha visto?" sul caso di Serena Mollicone. Colgo l'occasione per dire che non appartengo alle forze del ordine. Preciso anche che a parte gli sms non ho inviato lettere anonime , quindi se c'e' qualche "corvo" non sono io. Non mi spinge ne il desiderio di apparire ne l'essere mitomane, ho solo fatto una personale "contro-inchiesta"". Otto pagine di deduzioni e poi la parte finale che "Si e' sempre ritenuto che Serena sia stata uccisa quasi senza volerlo - prosegue lo scritto anonimo -, un colpo alla testa ricevuto durante una discussione. Mi permetto di dire che non sono d'accordo: a mio avviso Serena e' stata legata quando era ancora viva e tenuta ferma per molte ore fino alla tarda serata del 01 giugno 2001. L'esame autoptico sostiene che la ragazza non puo' essere stata immobilizzata dopo morta, ma ci sono evidenze oggettive che mi lasciano perplesso: dalle foto scattate durante lo svolgimento dell'esame esterno del corpo non si puo' escludere che sia stata legata da viva, e nulla dimostra il taglio senza sangue visto che non e' collegabile dal punto di vista cronologico e non dimentichiamo che l'azione emostatica delle legature ha modificato la dinamica del irrorazione di sangue delle zone soggette a legatura. Come si spiega la legatura ai polsi? Non sono legati solo i polsi, la legatura arriva fino a meta' della mano quasi ad impedire a Serena di far leva sulle mani. Come spiegare le legature con il fil di ferro? Serena potrebbe essersi liberata una prima volta dalla legatura fatta solo di nastro adesivo, forse sfregando sul cemento e per non correre rischi l'assassino ha rinforzato le legature con il fil di ferro. Prova di un tentativo di fuga puo' essere la foglia sotto il calzino destro. Serena ha le caviglie libere e, facendo leva con i piedi, riesce a muoversi, non e' un caso che la foglia sia sotto il calzino destro. Serena usa il piede destro, il suo lato forte, per fare leva e nel far cio' perde la scarpa. Non dimentichiamo che Serena faceva nuoto e aveva forza nelle gambe e nelle braccia. Si alza e prova a scappare ma viene fermata e la legatura rinforzata. Tutto cio' potrebbe essere accaduto nel ex carcere di Arce e penso questo perche' sia il corpo e sia la testa di Serena sono bagnati. Serena e' stata sotto la pioggia ma non a Fontecupa, se cosi fosse stato che senso avrebbe avuto metterle la busta sulla testa? Quindi il luogo dove e' stata tenuta legata e' un luogo dove pioveva ma con un pavimento lo dimostra l'assenza di erba e altro sul nastro adesivo. Inoltre se l'assassino temeva che Serena potesse rompere il nastro adesivo con lo sfregamento e' ovvio che ci dovesse essere una superficie sulla quale sfregare, tipo cemento. L'assassino temeva che dagli accertamenti autoptici potesse emergere che Serena era stata legata, viva e vegeta, per molte ore. L'assassino non voleva si cercasse il luogo dove Serena poteva essere stata nascosta e' dove poi e' stata colpita quando impossibile a fuggire era stesa a terra. La mia ipotesi si regge su alcuni particolari emersi dopo l'esame autoptico: sui vestiti di Serena non c'e' sangue.
Inoltre il colpo e' stato dato dal alto verso il basso quando Serena era stesa a terra. Per questo motivo non c'e' traccia di sangue sugli abiti. L'assassino potrebbe aver tenuto legata Serena per ore in attesa di decidere cosa fare". L'autore della lettera a questo punto entra nello specifico ipotizzando anche il modus operandi dell'assassino: "Prima viene stordita con un colpo secco e poi viene soffocata mediante occlusione delle vie respiratorie. L'assassino ha scelto questo perche' gli permette di evitare il principio di Locard; In secondo luogo questa tecnica rendera' difficile stabilire l'ora della morte. Questo gli consente di avere un alibi perfetto".
Piedimonte Matese - Carenza idrica, scatta la protesta
piedimonte matese. Circa un centinaio di persone inferocite nella mattinata di ieri si sono portate alla Casa Comunale per protestare contro la persistente mancanza d'acqua in via Aldo Moro. La fascia tricolore Cappello ha incontrato una folta delegazione del formatosi Comitato provvisorio che capeggiava il corteo dei manifestanti ai quali sembrerebbe che abbia assicurato un pronto intervento con ditta specializzata per risolvere l'ormai annoso e gravoso problema; atteso che, secondo il Sindaco, la mancanza d'acqua sia dovuta non solo a perdite della rete idrica ma anche a chi ne fa uso improprio; e, sempre secondo il primo cittadino, via Aldo Moro non verrebbe alimentata dalla Sorgente del Maretto bensì da quella del Torano. Comunque non sono mancati momenti di agitazione che sono stati subito sedati e tenuti sotto controllo dalle Forze dell'Ordine (Carabinieri e Vigili Urbani) che hanno accompagnato il corteo lungo le strade cittadine. Durante il tragitto, i manifestanti hanno distribuito anche dei volantini che di seguito se ne riporta il contenuto." Noi residenti di via Aldo Moro stiamo protestando per la persistente mancanza d'acqua nelle nostre abitazioni. Gli organi preposti continuano ad illuderci con false promesse ma mai risolvono la gravosa problematica. Siamo arrivati al punto che non possiamo nè lavarci nè cucinare poichè siamo costretti a comprare l'acqua minerale e cibi preparati. Pensionati e famiglie disagiate tutto questo non possono permetterselo! Tanti sono costretti a fare digiuno forzato. Chiediamo l'intervento del Prefetto e dell'autorità sanitaria affinchè si prevenga in tempo l'insorgere di patologie legate alla mancanza d'igiene. Oggi con questa manifestazione vogliamo che il Sindaco faccia immediata chiarezza sulla questione e ci dia garanzie ben concrete per salvaguardare la salute pubblica dei cittadini".
marilina nuti
michela vigliotti
marilina nuti
michela vigliotti
mercoledì 29 giugno 2011
Teano - Serena uccisa perchè voleva denunciare un giro di droga
teano. Delitto di Arce: pesantissime le ipotesi accusatorie della Procura della Repubblica di Cassino contro i cinque nuovi indagati. Due le piste: l'ex fidanzato o due carabinieri. Sarà decisiva la prova del Dna. Gli inquirenti intendono dimostrare che Serena venne uccisa per evitare che denunciasse un giro di droga.
Gli indagati sono l'ex fidanzato di Serena, Michele Fioretti, sua madre Rosina Partigianoni, l'ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, il figlio Marco e un altro militare dell'Arma, Francesco Suprano. Le accuse ipotizzate dal procuratore capo di Cassino Mario Mercone sono di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Una ragazza trovata morta in un bosco, la testa avvolta da un sacchetto di plastica, il 3 giugno del 2001, un presunto colpevole assolto in Cassazione dopo 17 mesi di carcere, un suicidio con molte ombre e adesso, a dieci anni dall'omicidio, quella che potrebbe essere la svolta: cinque persone sono indagate per l'assassinio di Serena Mollicone, la diciottenne di Arce tramortita con un colpo alla testa, legata, imbavagliata e soffocata da un assassino ancora senza nome. I cinque saranno sottoposti al test del Dna per comparare i risultati con le tracce biologiche trovate sui legacci con cui era stata immobilizzata la vittima. Gli avvisi di garanzia sono un passaggio obbligatorio soprattutto nell'eventualità che i reperti vengano distrutti durante gli esami di laboratorio. Due, sostanzialmente, le piste degli investigatori: una porta all'ex fidanzato e alla madre, l'altra (che in questa fase sembra più solida) è quella di un giro di droga. Serena avrebbe avuto intenzione di denunciare Marco Mottola (oppure lo stesso fidanzato) per spaccio. Qualcuno l'avrebbe colpita alla testa e, pensando di averla uccisa, avrebbero chiesto aiuto ai genitori che sarebbero intervenuti con il sacchetto di plastica sul viso. All’epoca Franco Mottola guidava la caserma dei carabinieri di Arce. I carabinieri erano già rimasti coinvolti nel giallo: nell'aprile del 2008 il brigadiere Santino Tuzzi si uccise con la pistola d'ordinanza dopo essere stato interrogato come testimone. Chi indaga cercherà di scoprire se, il giorno della scomparsa, Serena sia andata in caserma come sostengono in molti. "Dopo 10 anni finalmente vedo un po' di luce - esulta Guglielmo Mollicone - sono anni che faccio i nomi di chi ha ucciso Serena: quelli che avrebbero dovuto garantire l'ordine e la sicurezza, quelli in cui mia figlia aveva riposto la sua fiducia e proprio a loro si era rivolta per denunciare lo spaccio di droga in paese. Serena aveva deciso di parlare di Marco Mottola. Quella mattina andò in caserma ma, invece di entrare negli uffici, fu fatta salire all'ultimo piano, nell'alloggio del maresciallo, come confermò Santino Tuzzi che lavorò fino alle 14 e non la vide scendere. Da allora - aggiunge Guglielmo Mollicone - Serena non è stata più vista". Secondo l'uomo, quello di Santino Tuzzi sarebbe stato un omicidio "Tre giorni prima di morire gli avevano tagliato le gomme della macchina". Il padre della vittima non risparmia neanche Carmine Belli, il carrozziere assolto dopo tre gradi di giudizio: "Sapeva ma non ha voluto parlare". Quanto all'ex fidanzato e alla madre, finiti nel gruppo degli indagati, Guglielmo Mollicone è perplesso: "Forse è per non indagare solo nella direzione dei carabinieri".
Pietramelara - lavori pubblici, ex tecnico comunale rinviato a giudizio
pietramelara. E’ stato rinviato a giudizio l’ex tecnico comunale, Antonio Sangermano. Lo ha stabilito, ieri, il giudice per l’udienza preliminare. Ora Intrecci fra Appalti pubblici e malavita organizzata. Rinviato il il processo che nasce dall’operazione “Normandia”. La decisione dei giudici dopo che la Procura ha portato in udienza nuove prove e soprattutto nuove dichiarazioni del pentito Vargas. Prove che potrebbero indirizzare il destinoprocessuale degli imputati.
L’ex tecnico comunale, Antonio Sangermano, è coinvolto nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli che ha messo a nudo un sistema capillare per gestire appalti pubblici.
Secondo gli inquirenti, in diversi modi, i responsabili degli uffici tecnici avevano un ruolo importante nel favorire le ditte legate ai clan della camorra che dovevano poi aggiudicarsi gli appalti. E’ stata fissata per oggi l’udienza preliminare nella quale il Gup (giudice per l’udienza preliminare) dovrà decidere se rinviare a giudizio oppure no gli indagati nella vicenda.
Secondo l’accusa l’allora tecnico comunale, Sangermano, così come si legge nell’ordinanza, in qualità di pubblico funzionario addetto alla gestione amministrativa della gara d’appalto e dell’asta e geometra comunale presidente della commissione di aggiudicazione dei lavori, con il compito di rivelare i nomi degli imprenditori che avevano preso visione del bando al fine di consentirne “l’avvicinamento”, nonché con il compito di risolvere eventuali problemi sorti in corso di gara e che potessero modificare la attesa di aggiudicazione per la ditta concordata, anche attraverso la falsificazione di atti pubblici. L’inchiersta ha vissuto il momento più forte circa un anno fa, esattamenrt eil 12 luglio del 2010. In quella sede furono eseguite numerose ordinanze di arresto e notificati diverse decine di avvisi di garanzia.
Il pubblico ministero chiese, nei confronti di Antonio Sangermano e di altri 73 indagati, l’arresto in carcere. Una richiesta di arresto che venne respinta dal Gip, Vincenzo Alabiso. Finirono in carcere, invece, 17 persone. Secondo l’inchiesta della Procura della Repubblica, Sangermano favorì alcune ditte legate ai casalesi per i lavori in via Aneglone, via Mellucci e via Pescara.
L’ex tecnico comunale, Antonio Sangermano, è coinvolto nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli che ha messo a nudo un sistema capillare per gestire appalti pubblici.
Secondo gli inquirenti, in diversi modi, i responsabili degli uffici tecnici avevano un ruolo importante nel favorire le ditte legate ai clan della camorra che dovevano poi aggiudicarsi gli appalti. E’ stata fissata per oggi l’udienza preliminare nella quale il Gup (giudice per l’udienza preliminare) dovrà decidere se rinviare a giudizio oppure no gli indagati nella vicenda.
Secondo l’accusa l’allora tecnico comunale, Sangermano, così come si legge nell’ordinanza, in qualità di pubblico funzionario addetto alla gestione amministrativa della gara d’appalto e dell’asta e geometra comunale presidente della commissione di aggiudicazione dei lavori, con il compito di rivelare i nomi degli imprenditori che avevano preso visione del bando al fine di consentirne “l’avvicinamento”, nonché con il compito di risolvere eventuali problemi sorti in corso di gara e che potessero modificare la attesa di aggiudicazione per la ditta concordata, anche attraverso la falsificazione di atti pubblici. L’inchiersta ha vissuto il momento più forte circa un anno fa, esattamenrt eil 12 luglio del 2010. In quella sede furono eseguite numerose ordinanze di arresto e notificati diverse decine di avvisi di garanzia.
Il pubblico ministero chiese, nei confronti di Antonio Sangermano e di altri 73 indagati, l’arresto in carcere. Una richiesta di arresto che venne respinta dal Gip, Vincenzo Alabiso. Finirono in carcere, invece, 17 persone. Secondo l’inchiesta della Procura della Repubblica, Sangermano favorì alcune ditte legate ai casalesi per i lavori in via Aneglone, via Mellucci e via Pescara.
alvignano - furto sacrilego alla chiesa di San Sebastiano
ALVIGNANO. Furto di alcuni oggetti sacri nella giornata di sabato nella chiesa di San Sebastiano Martire di Alvignano. Secondo una prima ricostruzione nella mattina o al massimo nel primo pomeriggio di sabato scorso sono stati trafugati alcuni reliquiari esposti nella sagrestia della chiesa arcipetrale. I malviventi hanno agito indisturbati in quanto la chiesa era aperta per permettere ai fedeli di visitarla e pregare in occasione dell’esposizione della statua del santo patrono San Ferdinando d’Aragona. Sicuramente hanno aspettato il momento in cui nella chiesa non vi era presente nessuno per portare a termine il colpo che secondo una prima valutazione è di poche migliaia di euro. A scoprire il furto sacrilego è stato il parroco Don Emilio Meola. I carabinieri della locale stazione guidati dal luogotenenete Nicola Marsilio si sono subito attivati per la ricerca degli oggetti sacri. La notizia ha fatto subito il giro del paese e ha destato stupore e rabbia tra i fedeli non tanto per il valore economico ma per il forte valore religioso degli oggetti.
GIUSEPPE DI LORENZO
GIUSEPPE DI LORENZO
Pignataro Maggiore - Caso Magliocca, cgiusa l'inchiesta
pignataro maggiore. Caso Magliocca, arriv ala chiusura delle indagini. La notifica è stata fatta qualche giorno fa ai diretti interessati. L’ex sindaco, Giorgio Magliocca, è in carcere dallo scorso marzo. Un caso che scuote ancora la politica locale.
Il Pdl pignatarese si stringe intorno a Giorgio Magliocca e alla sua famiglia. Nessun dubbio: è innocente e saprà dimostrarlo. Parola di Antonio Palumbo: “siamo pienamente convinti che il nostro sindaco, il nostro amico Giorgio Magliocca, saprà dimostrare la propria innocenza rispetto alle accuse che gli vengono mosse. Diciamo questo sottolineando la nostra totale e incondizionata fiducia nella magistratura. Auspichiamo perciò che venga fatta presto piena luce sull’intera questione durante la quale Magliocca saprà spiegare le proprie ragioni. Conosciamo da sempre l’uomo - Giorgio Magliocca - con il quale abbiamo condiviso diverse battaglie per la legalità e contro la malavita organizzata. A nome del coordinamento locale del PdL esprimo assoluta solidarietà e vicinanza all’amico Giorgio per gli accadimenti di quest’oggi. Pur avendo pieno rispetto per il lavoro svolto dagli organi inquirenti, sono sicuro che Giorgio dimostrerà velocemente la completa estraneità ai gravissimi fatti contestatigli. Un abbraccio di cuore ai familiari del nostro Sindaco”.
Di ben altro avviso la locale sezione del Partito Democratico: “L'arresto del Sindaco Magliocca ha profondamente turbato i cittadini di Pignataro. L'infamante accusa di concorso esterno in associazione mafiosa sta avendo risonanza nazionale, creando un gravissimo danno all'immagine della nostra cittadina e dell'intero territorio dell'agro-caleno. Purtroppo questo è solo l'ultimo e più grave episodio che ha interessato l'amministrazione di centrodestra di Giorgio Magliocca, già colpita da altri provvedimenti cautelari dell'Autorità Giudiziaria. Il PD esprime fiducia per l'operato della magistratura che sta accertando la verità dei fatti. Tuttavia vogliamo ribadire, con forza, il nostro giudizio politico negativo sull'intera esperienza amministrativa della Giunta Magliocca che ha avviato il nostro paese verso un declino politico, morale e sociale”. E’ questo il comunicato con cui la sezione pignatarese del partito di Bersani ha espresso unpesante giudizio non tanto sull’episodio dell’arresto quanto sull’intera gestione della cosa pubblica messa in campo da Maglio
Il Pdl pignatarese si stringe intorno a Giorgio Magliocca e alla sua famiglia. Nessun dubbio: è innocente e saprà dimostrarlo. Parola di Antonio Palumbo: “siamo pienamente convinti che il nostro sindaco, il nostro amico Giorgio Magliocca, saprà dimostrare la propria innocenza rispetto alle accuse che gli vengono mosse. Diciamo questo sottolineando la nostra totale e incondizionata fiducia nella magistratura. Auspichiamo perciò che venga fatta presto piena luce sull’intera questione durante la quale Magliocca saprà spiegare le proprie ragioni. Conosciamo da sempre l’uomo - Giorgio Magliocca - con il quale abbiamo condiviso diverse battaglie per la legalità e contro la malavita organizzata. A nome del coordinamento locale del PdL esprimo assoluta solidarietà e vicinanza all’amico Giorgio per gli accadimenti di quest’oggi. Pur avendo pieno rispetto per il lavoro svolto dagli organi inquirenti, sono sicuro che Giorgio dimostrerà velocemente la completa estraneità ai gravissimi fatti contestatigli. Un abbraccio di cuore ai familiari del nostro Sindaco”.
Di ben altro avviso la locale sezione del Partito Democratico: “L'arresto del Sindaco Magliocca ha profondamente turbato i cittadini di Pignataro. L'infamante accusa di concorso esterno in associazione mafiosa sta avendo risonanza nazionale, creando un gravissimo danno all'immagine della nostra cittadina e dell'intero territorio dell'agro-caleno. Purtroppo questo è solo l'ultimo e più grave episodio che ha interessato l'amministrazione di centrodestra di Giorgio Magliocca, già colpita da altri provvedimenti cautelari dell'Autorità Giudiziaria. Il PD esprime fiducia per l'operato della magistratura che sta accertando la verità dei fatti. Tuttavia vogliamo ribadire, con forza, il nostro giudizio politico negativo sull'intera esperienza amministrativa della Giunta Magliocca che ha avviato il nostro paese verso un declino politico, morale e sociale”. E’ questo il comunicato con cui la sezione pignatarese del partito di Bersani ha espresso unpesante giudizio non tanto sull’episodio dell’arresto quanto sull’intera gestione della cosa pubblica messa in campo da Maglio
martedì 28 giugno 2011
Teano - Omicidio Mollicone, indagato l'ex maresciallo Mottola e suo figlio
teano. Padre e figlio, entrambi di Teano, coinvolti nell’inchiesta sull’omicidio di Serena Mollicone. Franco Mottola e suo figlio Marco sono accusati - insieme ad altre tre persone - dell’assassinio della 18enne di Arce (in provincia di Frosinone).
Comandava i Carabinieri di Arce
Il 55enne Franco Mottola, all’epoca dei fatti era comandate della stazione dei carabinieri di Arce. Iil figlio, Marco, all’epoca dei fatti 19enne, aveva in rapporto di amicizia molto stretto con la vittima.
Gli altri indagati
La Procura della Republbica di Cassino ha emesso avviso di garanzia nei confronti di Francesco Suprano - 43 anni residente a Sora - Michele Fioretti, 38 anni residente a Ripi, e di sua madre Rosina Partigianoni.
L’accusa
Secondo la Procura di Cassino, in concorso tra loro e/o con Ignoti, colpendo al cranio Serena Mollicone in prossimità della regione sopraccigliare sinistra con uno strumento contundente, legandole gli arti superiori dietro alle spalle e bloccandone le gambe con un nastro adesivo bianco e con fili accoppiati di ferro, nonché incappucciando il cranio con una busta dì plastica sigillata attorno al collo, ne cagionavano la morte, sopravvenuta a causa dello shoc traumatico e della asfissia meccanica, dopo ampio versamento ematico, con l'aggravante di avere agito con inutile crudeltà verso la vittima.
Inoltre i cinque indagati sono accusati perché, in concorso tra loro al fine di conseguire l'impunilà, occultavano il cadavere, trasportandolo in un viottolo recondito ed ivi abbandonandolo, dopo essersi impegnati, per ostacolarne il rintraccio, a ripiegare al di sopra della salma arbusti ivi vegetanti e ad utilizzare, come riparo, la sagoma di un contenitore metallico cilindrico.
La parte offesa
Secondo la Procura Guglirlmo Mollicone, padre della vittima, è la parte offesa nel procedimento penale a carico dei cinque.
La storia
A dieci anni dall'omicidio di Serena Mollicone - la 18enne di Arce scomparsa il 1 giugno 2001 e il cui cadavere venne fatto ritrovare nel boschetto all’Anitrella - c'è una svolta nelle indagini. Cinque persone sarebbero infatti state iscritte nel registro degli indagati. Il primo giugno, a compimento del decimo compleanno dell’omicidio, il capo della procura cassinate aveva annunciato tempi brevi per la conclusione elle indagini dicendo anche: "Sono circa 30 le persone che stiamo ascoltando, alcune sono del posto, altre le riteniamo informate sui fatti".
Indagato l'ex della ragazza Gli indagati, quattro uomini e una donna, dovranno essere sottoposti al test del dna.
Le impronte
"Noi abbiamo come elemento certissimo che sul nastro adesivo che legava le gambe di Serena vennero repertate due impronte papillari - ha spiegato il criminologo Carmelo Lavorino - una di queste impronte ha dodici punti, detti punti particolari, che sono stati ben definiti. Quindi abbiamo l’impronta papillare dell’assassino o del complice, che ha legato Serena. Mi sembra molto strano che all’epoca non abbiano fatto queste comparazioni anche perchè ricordo che presero le impronte di Michele Fioretti, della madre e anche del figlio del maresciallo".
L'altro testimone
La testimonianza di un carabiniere, poi morto suicida, e il ritrovamento di un'auto. Qui si sono concentrate le indagini della procura di Cassino che da dieci anni indaga sulla morte di Serena Mollicone, il cui corpo venne trovato due giorni dopo la sua scomparsa nella campagne di Arce, in Ciociaria. Ed è questo il filo conduttore che ha portato ad essere iscritto nel registro degli indagato Franco Mottola all'ora alla guida della caserma dei carabinieri di Arce e suo figlio Marco.
Il suicidio del brigadiere
Dopo il suicidio del brigadiere Santino Tuzzi che coinvolse nella vicenda il maresciallo Mottola, gli inquirenti trovararono l'auto con cui era stato trasportato il corpo della giovane. Si trattatava di una station wagon che apparteneva a un extracomunitario residente in provincia di Frosinone. La vettura era stata venduta allo straniero dal carabiniere. Stando alla ricostruzione di quell'epoca, Marco Mottola avrebbe colpito la ragazza e, credendola morta, chiese aiuto al padre per occultarne il cadavere.
Le comparazioni genetiche
Le accuse per i cinque sono di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Presto saranno sottoposti al test del Dna per confrontare i loro profili genetici con quelli rinvuti sugli abiti della vittima. Serena aveva solo 18 anni quando è stata assassinata. Dall'autopsia sul corpo della ragazza si evidenziò che la morte era avvenuta per asfissia circa 36 ore prima del ritrovamento del suo cadavere.
Piedimonte Matese - Carenza idrica, scatta la denuncia. Disagi ripetuti, i residenti di Via Aldo Moro ricorrono alla Procura
piedimonte matese. I residenti di via Aldo Moro stanchi per la persistente mancanza d'acqua hanno proclamato lo stato di agitazione con un corteo di protesta che si snoderà prima lungo le vie cittadine per giungere poi davanti alla Casa Comunale, presumibilmente, il prossimo mercoledì con inizio alle ore 10:30 circa. La gravosa problematica è stata denunciata al Comando Carabinieri in data 18 giugno investendo in contemporanea anche la Prefettura e gli organi di stampa. Di seguito si riporta il testo integrale della denuncia sporta: "Noi cittadini di Piedimonte Matese abitanti in via Aldo Moro in numeri civici diversi denunciano la persistente mancanza d'acqua presso le nostre abitazioni che si protrae ormai da numerose settimane. Ci siamo rivolti agli organi di competenza generali Comune di Piedimonte Matese, amministratori con numerose contestazioni di persona e telefoniche e dopo innumerevoli constatazioni della mancanza d'acqua il problema persiste. Presso le nostre abitazioni private, il Comune, dando delega a ditta privata, ha inviato persone senza un documento attestante la loro autorizzazione ad entrare per la lettura dei contatori idrici; molti di noi tra cui persone anziane e sole hanno autorizzato la lettura con timore, solo in un secondo momento, dopo che molti si sono recati presso gli uffici comunali, sono venuti a conoscenza di tale sopralluogo che non era stato comunicato. Il servizio idrico è lautamente pagato da bollette attestanti il versamento effettuato ma l'acqua potabile nelle nostre case manca. Molti di noi hanno persone anziane e bambini da accudire e durante le ore notturne non avendo acqua vengono lavati con acqua raccolta in secchi preventivamente riempiti con acqua acquistata presso i negozi e riscaldata sui fornelli come ai tempi di guerra. Molti di noi hanno subito ingenti danni quali lavatrici e scaldabagni bruciati perchè sono andati in tilt per tale mancanza".
Sant'Angelo D'Alife - Guerra in giunta, il gruppo Falco vuole la testa di Pisaturo
sant’angelo d’alife. Rimpasto di giunta, il pensiero fisso dei dissidenti. Il vicesindaco Michele Caporaso, unitamente all’assessore Vincenzo De Caprio, ha manifestato al primo cittadino Crescenzo Di Tommaso la volontà che l’esecutivo venga azzerato per essere rimodulato con l’entrata degli altri quattro consiglieri di maggioranza. Questa operazione, se realizzata, estrometterebbe dal governo locale Francesco D’Aniello e Giovanni Battista Pisaturo, fedelissimi di Di Tommaso.
Paradossalmente, da semplice consigliere comunale, Caporaso potrebbe avere ancora più voce in capitolo rispetto ad ora. La presenza in giunta di Massimo Pini, Rudy Vecchio, Maria Luisa Giardullo e Maria Rosaria Rega rafforzerebbe l’ala sinistra della classe dirigente santangiolese. Le due donne, seppur appartenenti alla corrente del sindaco, rappresenterebbero un ostacolo più abbordabile per il gruppo dei quattro data la loro poca esperienza in campo amministrativo. Bisogna vedere se la fascia tricolore accetterà la proposta oppure la rispedirà al mittente.
La richiesta è stata avanzata qualche giorno fa in occasione di un nuovo vertice, iniziato appena dopo l’approvazione – all’unanimità dei voti – del bilancio di previsione che approderà ora nel civico consesso per la ratifica. La guerra fredda continua. La tregua è soltanto una spiacevole apparenza.
Francesco Mantovani
Dragoni - Furto alla EcoRima, tutto registrato dalle videocamere
dragoni. Le immagini registrate dalle telecamere potrebbero svelare gli autori del furto attuato alla ditta di Rino Offreda. I malviventi conoscevano bene il posto tanto da sapere l’ubicazione di alcune telecamente messe fuori uso. Qualcosa però è sfuggito tanto che l’impianto avrebbe registrato ogni dettaglio della vicenda.
I malviventi hanno rubato un autocarro utilizzato per la raccolta rifiuti. Non si esclude la pista ritorsione: la società gestisce la raccolta nei comuni usciti dal consorzio o dove il servizio è inefficiente. Nella notte tra sabato e domenica tre individui con il volto travisato da cappucci si sono introdotti all’interno del deposito, in via Rosario, della ditta Eco Rima srl, di proprietà della famiglia Offreda. I tre facendo in modo di non essere visti e muovendosi di soppiatto sono arrivati ad un camion, di colore rosso con la scritta della società, utilizzato per la raccolta di rifiuti, e dopo averlo messo in moto hanno di fatto sfondato il cancello d’ingresso e fuggiti via. Il danno tra il cancello ed il camion rubato ammonta complessivamente a circa 80mila euro.
L’intera scena è stata ripresa dalle telecamere a circuito chiuso presenti all’interno dell’azienda che i tre malviventi hanno avuto l’attenzione di girare per evitare di essere ripresi. Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine che hanno effettuato tutti i rilievi in loco, utili a determinare eventuali tracce lasciate dai tre, oltre che per l’acquisizione delle registrazioni delle videocamere di sorveglianza che saranno riviste con più attenzione in modo da poter cogliere ogni minimo particolare.
I malviventi hanno rubato un autocarro utilizzato per la raccolta rifiuti. Non si esclude la pista ritorsione: la società gestisce la raccolta nei comuni usciti dal consorzio o dove il servizio è inefficiente. Nella notte tra sabato e domenica tre individui con il volto travisato da cappucci si sono introdotti all’interno del deposito, in via Rosario, della ditta Eco Rima srl, di proprietà della famiglia Offreda. I tre facendo in modo di non essere visti e muovendosi di soppiatto sono arrivati ad un camion, di colore rosso con la scritta della società, utilizzato per la raccolta di rifiuti, e dopo averlo messo in moto hanno di fatto sfondato il cancello d’ingresso e fuggiti via. Il danno tra il cancello ed il camion rubato ammonta complessivamente a circa 80mila euro.
L’intera scena è stata ripresa dalle telecamere a circuito chiuso presenti all’interno dell’azienda che i tre malviventi hanno avuto l’attenzione di girare per evitare di essere ripresi. Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine che hanno effettuato tutti i rilievi in loco, utili a determinare eventuali tracce lasciate dai tre, oltre che per l’acquisizione delle registrazioni delle videocamere di sorveglianza che saranno riviste con più attenzione in modo da poter cogliere ogni minimo particolare.
Baia e Latina - Vivaio Forestale, la regione ha decisio: si chiude
baia e latina. La Regione Campania chiude il vivaio forestale di Baia e Latina. Una quindicina di dipendenti rischiano il trasferimento in altre sedi, alcuni temono per il proprio lavoro. Scatta la protesta che porterà, oggi, i dipendenti del settore vivaistico regionale, sotto palazzo Santa Lucia. Chiedono garanzie per il futuro e il pagamento degli stipendi arretrati. Alla base della decisione assunta dal governo regionale ci sarebbe l’impossibilità di adeguare l’impianto alle nuove norme di sicurezza. Adeguamenti che dovrebbe mettere in campo la diocesi, proprietaria del fondo. Il diniego - spiegano alcuni lavoratori del vivaio - da parte della Diocesi e l’impossibilità da parte della regione attuare gli adempimenti necessari, per carenza di fondi, costringe alla chiusura della struttura.
“Gli operatori dei vivai e delle Foreste Demaniali dei Settori Periferici della Regione Campania, hanno indetto per oggi una giornata di agitazione con sospensione delle attività lavorative. Alla base della protesta il mancato pagamento degli stipendi da alcuni mesi, frutto di una cattiva programmazione politica da parte delle autorità governative regionali e da molteplici inadempienze da parte di alcuni Uffici preposti della Regione Campania. Artefice della tutela degli interessi dei lavoratori, la neo costituita "Associazione Regionale Vivai e Foreste Demaniali" (A.R.V.F.D.), tra le cui molteplici finalità si riscontra la tutelo dei diritti civili e dei lavoratori. Nonostante i continui tentativi da parte di quest'ultima di mediare per il raggiungimento di accordi certi sul futuro dei propri aderenti, l'agitazione è sembrata inevitabile per salvaguardare gli interessi e, soprattutto, la dignità del lavoratore”. Questa la nota con cui i lavoratori vivaistici regionali spiegano le ragioni della protesta.
Il vivaio di Baia e Latina – piccolo centro ai piedi del Monte Maggiore – situato nella valle attraversata dal fiume Volturno è attivo da oltre venti anni, è fra i primi – per produttività – nell’intera Regione. Da alcuni anni è coinvolto nel progetto del Cnr relativo conservazione dei cipressi di Fontegreca, biotipo unico in Europa.
Caiazzo - Usura ed estorsione, scatta il processo Battaglia
caiazzo. Udienza preliminare per Nicola Iodice, l’infermiere usuraio dell’imprenditore Roberto Battaglia. Imponeva tassi di interresse del 300% in due anni. Quando non si vide restituire il denaro a tali tassi di interesse aveva inviato personaggi legati alla criminalità organizzata, in primis Luigi Schiavone, direttamente imparentato con i vertici del clan, che furono arrestati in flagranza di reato.
Dopo il rinvio a giudizio di Luigi Schiavone, 33 anni, imparentato con esponenti dell'omonimo clan, ed accusato di aver favorito la latitanza del boss Francesco Schiavone, detto «Cicciariello», Tommaso Grandinetti, 43 anni, agente assicurativo, e Michele Altarelli, 59 anni, tutti denunciati dall’imprenditore antiracket per i medesimi fatti nella mattinata di oggi è prevista dinanzi al gup Meccariello del tribunale di Santa Maria Capua Vetere l’udienza preliminare per un altro dei cravattai: Nicola Iodice, infermiere presso l’ospedale di Santa Maria Capua Vetere, già coinvolto nell’ambito dell’inchiesta ‘Crash Ghost’ sulle truffe alle assicurazioni e che vide coinvolti anche medici ed avvocati.
In questo procedimento penale Nicola Iodice è accusato di usura ed estorsione in danno di Roberto Battaglia, un imprenditore turistico e zootecnico di Caiazzo, e della madre Rita Fraia. In particolare approfittando dello stato di necessità della famiglia, che si trovava in una grave situazione debitoria nei confronti di alcuni istituti di credito, avevano prestato loro una somma ingente come acconto sull’acquisto dell’immobile sede dell’agenzia viaggi Battaglia.
Dopo il prestito hanno iniziato a chiedere interessi superiori al 300% in due anni.
Battaglia, che intanto aveva cessato l'attività turistica, non ha potuto far fronte alle ingenti richieste restituzione avanzate dai tre. Da qui pressioni e minacce.
Nel giudizio Roberto Battaglia titolare di un'azienda zootecnica a Caiazzo ridotto sull'orlo del fallimento dal racket e dall'usura, e la madre, Rita Fraia, si sono costituiti parte civile insieme all'associazione «Sos Impresa», assistiti dall'avvocato Gianluca Giordano e l’avvocato Fausto Maria Amato.
L’imprenditore caiatino alla vigilia del procedimento ha spiegato: “il messaggio che deve arrivare deve essere chiaro: gli imprenditori che subiscono minacce devono denunciare ma spesso proprio chi denuncia, chi ha subito tali ingiustizie deve ricevere dallo stato indennizzi immediati anche in considerazione della lunghezza dei tempi della giustizia.
La prefettura deve necessariamente snellire la burocrazia in tal senso anche per dare maggiore rilievo all’eccezionale lavoro della Procura di Santa Maria Capua Vetere e delle forze dell’ordine”.
attilio nettuno
Dopo il rinvio a giudizio di Luigi Schiavone, 33 anni, imparentato con esponenti dell'omonimo clan, ed accusato di aver favorito la latitanza del boss Francesco Schiavone, detto «Cicciariello», Tommaso Grandinetti, 43 anni, agente assicurativo, e Michele Altarelli, 59 anni, tutti denunciati dall’imprenditore antiracket per i medesimi fatti nella mattinata di oggi è prevista dinanzi al gup Meccariello del tribunale di Santa Maria Capua Vetere l’udienza preliminare per un altro dei cravattai: Nicola Iodice, infermiere presso l’ospedale di Santa Maria Capua Vetere, già coinvolto nell’ambito dell’inchiesta ‘Crash Ghost’ sulle truffe alle assicurazioni e che vide coinvolti anche medici ed avvocati.
In questo procedimento penale Nicola Iodice è accusato di usura ed estorsione in danno di Roberto Battaglia, un imprenditore turistico e zootecnico di Caiazzo, e della madre Rita Fraia. In particolare approfittando dello stato di necessità della famiglia, che si trovava in una grave situazione debitoria nei confronti di alcuni istituti di credito, avevano prestato loro una somma ingente come acconto sull’acquisto dell’immobile sede dell’agenzia viaggi Battaglia.
Dopo il prestito hanno iniziato a chiedere interessi superiori al 300% in due anni.
Battaglia, che intanto aveva cessato l'attività turistica, non ha potuto far fronte alle ingenti richieste restituzione avanzate dai tre. Da qui pressioni e minacce.
Nel giudizio Roberto Battaglia titolare di un'azienda zootecnica a Caiazzo ridotto sull'orlo del fallimento dal racket e dall'usura, e la madre, Rita Fraia, si sono costituiti parte civile insieme all'associazione «Sos Impresa», assistiti dall'avvocato Gianluca Giordano e l’avvocato Fausto Maria Amato.
L’imprenditore caiatino alla vigilia del procedimento ha spiegato: “il messaggio che deve arrivare deve essere chiaro: gli imprenditori che subiscono minacce devono denunciare ma spesso proprio chi denuncia, chi ha subito tali ingiustizie deve ricevere dallo stato indennizzi immediati anche in considerazione della lunghezza dei tempi della giustizia.
La prefettura deve necessariamente snellire la burocrazia in tal senso anche per dare maggiore rilievo all’eccezionale lavoro della Procura di Santa Maria Capua Vetere e delle forze dell’ordine”.
attilio nettuno
Pignataro Maggiore - Scatta la Sagra degli antichi Sapori
pignataro maggiore. Riparte dal 29 giugno al 3 luglio 2011 la Sagra degli Antichi Sapori, che con la decima edizione continua il progetto solidale di cooperazione internazionale nei paesi in via di sviluppo dell’associazione Insieme per l’Unità dei Popoli ONLUS. L’appuntamento di quest’anno è confermato nella cornice del rione Partignano a Pignataro Maggiore.
Come consuetudine, i proventi della manifestazione saranno destinati soprattutto alla seconda fase del “progetto centro nutrizionale” a Namugongo alla periferia di Kampala, la capitale dell’Uganda e alla realizzazione di due aule scolastiche per l’ampliamento del Liceo Anuarite gestito dalle suore canossiane nella città di Kisangani nella Repubblica Democratica del Congo. Il “progetto centro nutrizionale”, a cui sono stati destinati anche i proventi della scorsa edizione e ha visto già la realizzazione di una struttura per l’accoglienza e la nutrizione dei bambini che vivono nelle zone limitrofe a Namugongo, prevede l’acquisto e l’allestimento di un pulmino da adattare a “centro nutrizionale mobile” e la contestuale realizzazione dei corsi di nutrizione per le mamme e trasportare nel Centro di Kampala i bambini più malnutriti per il periodo necessario alla loro guarigione. Questo consentirà all’equipe del Centro di arrivare anche nei villaggi più distanti per indagare sullo stato di malnutrizione della popolazione infantile. uove iscritte.
cs
Come consuetudine, i proventi della manifestazione saranno destinati soprattutto alla seconda fase del “progetto centro nutrizionale” a Namugongo alla periferia di Kampala, la capitale dell’Uganda e alla realizzazione di due aule scolastiche per l’ampliamento del Liceo Anuarite gestito dalle suore canossiane nella città di Kisangani nella Repubblica Democratica del Congo. Il “progetto centro nutrizionale”, a cui sono stati destinati anche i proventi della scorsa edizione e ha visto già la realizzazione di una struttura per l’accoglienza e la nutrizione dei bambini che vivono nelle zone limitrofe a Namugongo, prevede l’acquisto e l’allestimento di un pulmino da adattare a “centro nutrizionale mobile” e la contestuale realizzazione dei corsi di nutrizione per le mamme e trasportare nel Centro di Kampala i bambini più malnutriti per il periodo necessario alla loro guarigione. Questo consentirà all’equipe del Centro di arrivare anche nei villaggi più distanti per indagare sullo stato di malnutrizione della popolazione infantile. uove iscritte.
cs
Francolise - Smaltimento illecito di rifiuti, sequestrato caseificio
francolise. Smaltimento illecito di rifiuti speciali: sequestrato il caseificio “La nuova Campagnola” di Sant’Andrea del Pizzone. Nella mattinata di ieri i carabinieri della stazione di Sant’Andrea del Pizzone, guidati dal maresciallo Giulio Sambuco, unitamente ai militari del Noe di Caserta e della compagnia di Mondragone, guidata dal capitano Barone, hanno denunciato in stato di libertà P.A., 35enne di Casapesenna, titolare del caseificio “La Nuova Campagnola” sito in via Provinciale per Mondragone. I carabinieri hanno verificato che l’imprenditore nel settore caseario smaltiva illecitamente rifiuti speciali provenienti dall’attività di lavorazione della mozzarella. In particolare si tratta di scarti alimentari, prodotti avanzati e resti di latte che venivano smaltiti senza alcun tipo di autorizzazione per lo stoccaggio e di documentazione che ne dimostrasse il prelievo da parte di una ditta autorizzata
I militari, dopo aver constatato l’illecito modus operandi, lo hanno denunciato alla Procura della Repubblica del tribunale di Santa Maria Capua Vetere ed hanno sospeso l’attività di vendita apponendo i sigilli al caseificio.
attilio nettuno
I militari, dopo aver constatato l’illecito modus operandi, lo hanno denunciato alla Procura della Repubblica del tribunale di Santa Maria Capua Vetere ed hanno sospeso l’attività di vendita apponendo i sigilli al caseificio.
attilio nettuno
Pignataro Maggiore - Cuccaro sceglie l'erede di Vitiello: Francesco Passaro già dirigente della GeoEco
pignataro maggiore. Il sindaco Raimondo Cuccaro nomina l’amministratore delegato della Municipalizzata. Il casertano Francesco Passaro - 58 anni, laureato in Fisica presso l’Università di Napoli - è stato nominato dalla fascia tricolore Raimondo Cuccaro amministratore unico della municipalizzata. Passaro é stato direttore generale di GeoEco ex azienda del consorzio Ce2. Ora é presidente di Casoria Ambiente e ha un ruolo dirigenziale in Appia Servizi.
Passaro è stato direttore generale della GeoEco dal novembre 1995 al luglio del 2004.
La nomina si è resa necessaria dopo la rinuncia espressa dall'atellano Francesco Del Piano che aveva rinunciato all'incarico conferitogli dal sindaco Cuccaro quale amministratore unico della Pignataro Patrimonio. La causa della mancata accettazione da parte di Del Piano è il già paventato conflitto di interessi che si sarebbe venuto a creare e che l'Arpac avrebbe inteso eliminare riducendo l'attività lavorativa del professionista presso l'ente casertano al 50%. Una tale soluzione avrebbe danneggiato economicamente lo stesso Del Piano che ha comunque ringraziato il Sindaco per la fiducia accordatagli.
Il dibattito politico
Numerose le critiche che sono arrivate dai banchi della minoranza in merito alle sculte attuate da Cuccaro sulla Pignataro Patrimonio. Senza mezzi termini, Cuccaro è stato accusato di volere lo sfascio della società. Per contro, il primo cittadino si è difeso affermando che “se avessi seguito le indicazioni lasciate dalla passata amministrazione, oggi avremmo - secondo Cuccaro- una Tarsu aumentata del 35% e invece, in un solo mese di lavoro della mia maggioranza, abbiamo abbassato la tassa sui rifiuti del 15 per cento e, a giorni, ci incontreremo con i vertici provinciali della Cgil per salvare definitivamente i lavoratori della Patrimonio.
"Definitivamente", significa che vogliamo individuare le soluzioni immediate e concrete per non licenziare nemmeno uno degli operai della società municipalizzata e per creare le condizioni adatte affinché tutti possano mantenere lavoro e serenità occupazionale.
"In sole cinque settimane" - dichiara Cuccaro- "abbiamo fatto cose che altri hanno promesso per otto anni senza mai attivarle. Mi preme ringraziare gli uomini della maggioranza che stanno lavorando giorno e notte per risollevare la città dallo stato comatoso nel quale l'abbiamo trovata. Lo avevo promesso in campagna elettorale: la Tarsu si abbasserà sempre di più con la mia sindacatura. Oggi l'ho ridotta al 15 per cento in meno, nei prossimi tempi sarà ancor più alleggerita". Creare allarmismo tra i lavoratori per Cuccaro serve solo ad "impedire che la mia squadra lavorari al meglio per tutelare tutti gli operai della Patrimonio.
Con la mia linea di amministrazione, abbiamo già abbassato i costi dell'Ente e di alcuni servizi, stiamo concretamente abbassando sempre più le tasse che ricadono sui cittadini e, cosa visibile già dai primi giorni dopo la vittoria del La Svolta, in città è tornata la dignità urbana, la pulizia dei luoghi pubblici. Noi facciamo fatti concreti- conclude Cuccaro- come la riduzione della Tarsu e la stabilizzazione di tutti gli operai della Patrimonio".
Passaro è stato direttore generale della GeoEco dal novembre 1995 al luglio del 2004.
La nomina si è resa necessaria dopo la rinuncia espressa dall'atellano Francesco Del Piano che aveva rinunciato all'incarico conferitogli dal sindaco Cuccaro quale amministratore unico della Pignataro Patrimonio. La causa della mancata accettazione da parte di Del Piano è il già paventato conflitto di interessi che si sarebbe venuto a creare e che l'Arpac avrebbe inteso eliminare riducendo l'attività lavorativa del professionista presso l'ente casertano al 50%. Una tale soluzione avrebbe danneggiato economicamente lo stesso Del Piano che ha comunque ringraziato il Sindaco per la fiducia accordatagli.
Il dibattito politico
Numerose le critiche che sono arrivate dai banchi della minoranza in merito alle sculte attuate da Cuccaro sulla Pignataro Patrimonio. Senza mezzi termini, Cuccaro è stato accusato di volere lo sfascio della società. Per contro, il primo cittadino si è difeso affermando che “se avessi seguito le indicazioni lasciate dalla passata amministrazione, oggi avremmo - secondo Cuccaro- una Tarsu aumentata del 35% e invece, in un solo mese di lavoro della mia maggioranza, abbiamo abbassato la tassa sui rifiuti del 15 per cento e, a giorni, ci incontreremo con i vertici provinciali della Cgil per salvare definitivamente i lavoratori della Patrimonio.
"Definitivamente", significa che vogliamo individuare le soluzioni immediate e concrete per non licenziare nemmeno uno degli operai della società municipalizzata e per creare le condizioni adatte affinché tutti possano mantenere lavoro e serenità occupazionale.
"In sole cinque settimane" - dichiara Cuccaro- "abbiamo fatto cose che altri hanno promesso per otto anni senza mai attivarle. Mi preme ringraziare gli uomini della maggioranza che stanno lavorando giorno e notte per risollevare la città dallo stato comatoso nel quale l'abbiamo trovata. Lo avevo promesso in campagna elettorale: la Tarsu si abbasserà sempre di più con la mia sindacatura. Oggi l'ho ridotta al 15 per cento in meno, nei prossimi tempi sarà ancor più alleggerita". Creare allarmismo tra i lavoratori per Cuccaro serve solo ad "impedire che la mia squadra lavorari al meglio per tutelare tutti gli operai della Patrimonio.
Con la mia linea di amministrazione, abbiamo già abbassato i costi dell'Ente e di alcuni servizi, stiamo concretamente abbassando sempre più le tasse che ricadono sui cittadini e, cosa visibile già dai primi giorni dopo la vittoria del La Svolta, in città è tornata la dignità urbana, la pulizia dei luoghi pubblici. Noi facciamo fatti concreti- conclude Cuccaro- come la riduzione della Tarsu e la stabilizzazione di tutti gli operai della Patrimonio".
lunedì 27 giugno 2011
Castello Matese - Lupo ucciso a fucilate per "avvertire" la Regione
castello matese. Una giovane lupa, di circa cinque anni, abbattua a fucilate e “consegnata” alle autorità come avvertimento.
L’animale è stato ucciso, con due colpi di fucile - uno alla pancia e l’altro al petto - nei boschi del Matese. E’ stato poi “imbustato” in un sacco nero (quelli normalmente utilizzati per l’immondizia) e sistemato in un spazio, ben in vista, nei pressi di Miralago.
Chi ha sparato, chi ha ucciso quell’animale voleva che venisse trovato perchè doveva essere un chiaro segnale per le autorità. Doveva dimostrare che i pastori e tutti coloro che quotidianmente subiscono la perdita degli armenti per l’aggressione dei lupi, sono pronti a “farsi giustizia” da soli.
“Se la regione non ci rimborsa le perdite che subiamo, allora siamo pronti a decimare la già esigua popolazione di lupi che da qualche tempo vive sul Massiccio del Matese”.
Sembra essere stato questo, probabilmente, il segnale che l’ignoto cacciatore di lupi ha voluto lanciare alle autorità competenti le quali da anni negano il rimborso dei danni affermando che il lupo, sul Matese, non esiste.
Al di là di qualsiasi considerazione quanto accaduto su Matese è di una gravità assoluta e denota, anzitutto, l’assenza di controlli efficai a tutela di un patrimonio - flora e fauna - ineguagliabile. Fatte salve le sacorsante richeiste dei pastori e dei contadini da tempo inascoltate dai politici regionali i quali trovano più semplice e “conveniente” aumentare il numero degli assessori e degli assistenti che ricompensare le perdite per i danni causati dai lupi.
Il lupo - anche grazie a particolari programmi ambientali - è stato reinserito, da alcuni anni nell’area del Matese. Dopo creazione dell’area parco regionale, l’animale è riuscito a riprodursi con più frequenza. Quello che però per molti ambientalisti è visto con un autentico miracolo, per contro, da tanti allevatori della zona è considerato un’autentica maledizione. Quando un gruppo di lupi, infatti, attacca un gregge, le perdite sono notevoli. Dovrebbe essere scontato, a questo punto, l’intervento della Regione che dovrebbe compensare le perdite subite dagli agricoltori, proprio per evitare che qualcuno di loro imbracci il fucile.
sabato 25 giugno 2011
Roccamonfina - Speculatori all'assalto del Parco
ROCCAMONFINA - Gli speculatori tentano l’assalto al Parco di Roccamonfina, è l’allarme lanciato dal presidente Raffaele Aveta. Con oltre 500 firme intendono cambiare il perimetro nel comune di Roccamonfina, cuore stesso del Parco. La volontà è quella di escludere una vasta area, probabilmente con la prospettiva delle lottizzazione. Tutto potrebbe aprire le porte ad una forte speculazione edilizia con la lottizzazione di vaste aree, alcune delle quali nelle disponibilità di alcuni fautori dell’iniziativa. L’idea parte da un gruppo ristretto di cacciatori, circa 30, e trova sostengo in alcuni castanicoltori e in qualche assessore dell’amministrazione cittadina, Fiorentino Bevilacqua, nelle proprie mani la delega all’ecologia. “Il parco restringe la libertà, limita la proprietà privata, rappresenta più una limitazione che un volano per lo sviluppo”. Questi, in sintesi, le ragioni che muovo l’azione del comitato guidato dal presidente Ludovico Verdone: il portavoce, invece, è il presidente della Proloco Roberto Zarli. Diversi, i sostenitori dell’iniziativa all’interno dell’amministrazione nonostante il sindaco, Letizia Tari, guidi l’assemblea dei sindaci del Parco. Per questa ragione, diverse associazioni ambientaliste, fra cui il WWF e Legambiente, chiedono a Tari un incontro per fare chiarezza sulla vicenda. L’appuntamento è stato fissato per il prossimo martedì. “Negli ultimi mesi gli attacchi contro l’istituzione Parco – precisa Aveta - si sono moltiplicati e le strumentalizzazioni politiche hanno assunto dimensioni intollerabili. Meschini “interessi di bottega” hanno spinto ad individuare il Parco come nemico al quale addebitare ogni genere di danno. La disinformazione e la menzogna sono diventati lo strumento principale per far crescere l’ostilità della popolazione. Queste modalità di condotta consentono di dare nuovamente forza alle posizioni dei cacciatori e agli speculatori che adducendo la necessità di mettere in moto l’economia locale intendono unicamente depredare il territorio, a chi ritiene che l’Alto Casertano debba essere un “porto franco”, un territorio senza vincoli né ostacoli dove spostare il business dell’edilizia o impianti inquinanti e patogeni”.
Teano - I leghisti (razzisti e scostumati) offendono Pina Picierno, l'intera città è indignata
teano. I leghisti si confermano razzisti e arroganti. Offese all’onorevole pina Picierno, tutta Teano è indignata. Ma probabilmente indignarsi non basta, bisognerebbe rovesciare il carroccio di Pontida con tutti i suoi figuranti. «Agorà», Rai3, puntata di giovedì 23. In studio, tra gli altri, il deputato leghista Massimo Polledri, neuropsichiatra di 50 anni di Vicenza, e la giovane collega del Pd, Pina Picierno. Che argomenta: «La lega a Pontida lancia segnali di celodurismo, ma poi arriva e Roma e si cala le braghe». Polledri replica a mezza bocca: «Se ci caliamo le braghe noi, può esserci una bella sorpresa per te».
Teano - Scandalo produttive, 53 verso il processo
teano. – Rilascio di licenze per attività produttive, 53 le persone raggiunte - circa un anno fa - da avviso di garanzia a conclusione di una inchiesta durate oltre 4 anni. Sarebbe stata già depositata la richiesta di rinvio a giudizio con la fissazione dell’udienza preliminare al prossimo settembre. La notifica dell’atto potrebbe essere effettuata nei prossimi giorni alle persone interessate.
Per un gruppo di sette persone, fra cui il sindaco, ritenute la cupola del sistema, l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata al falso e all’abuso d’ufficio. Secondo le indagini svolte dai carabinieri di Teano, in collaborazione con il nucleo tutela e patrimonio, era stato organizzato un sistema per rilasciare indebitamente licenze edilizie del tipo produttive, destinate cioè all’artigianato. I pubblici ministeri, Cozzolino e De Renzis, del tribunale di Santa Maria Capua Vetere chiedono il rinvio a giudizio per il sindaco della città, Raffaele Picierno, suo figlio e sua moglie. Finisce nell’inchiesta anche l’ex segretario comunale, Amedeo Ginepri, e l’attuale vice segretario, Ferdinando Zanni. Bufera anche sull’ufficio tecnico: finiscono sotto accusa l’ex responsabile dell’area edilizia privata, Tommaso Compagnone e l’attuale responsabile dell’ufficio tecnico comunale, Fulvio Russo; con loro le rispettive consorti. Stessa sorte per l’assessore alla cultura, Maria Rosaria Pentella e per suo marito. Inoltre, fra i 53 indagati figurano anche alcuni ex consiglieri comunali di maggioranza. Per favorire la moglie del responsabile dell’area tecnica, ad esempio, sarebbe stata indetta una conferenza dei servizi “fatta in casa” attraverso la quale venne innalzato il limite volumetrico consentito. L’azione della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, ha messo in luce i gravi danni arrecati al territorio da una cementificazione selvaggia. Intere colline sbancate; grosse strutture di cemento armato sorte lungo alcuni degli scorci panoramici più suggestivi del territorio. I fatti prendono avvio nell’estate del 2006 quando in meno di dieci gironi l’ente sidicino “riuscì” a rilasciare oltre 70 licenze destinate alla realizzazione di attività produttive. L’amministrazione sidicina, inoltre, sulla vicenda, ignorò anche una nota diramata dall’allora assessore provinciale all’urbanistica, Maria Carmela Caiola, la quale chiedeva la revoca di tutte le concessione, rilasciate approfittando di un vuoto legislativo. Mentre altri comuni accettarono di buon grado l’invito dell’assessore provinciale, l’ente sidicino non ritenne ritornare sui propri passi.
Per un gruppo di sette persone, fra cui il sindaco, ritenute la cupola del sistema, l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata al falso e all’abuso d’ufficio. Secondo le indagini svolte dai carabinieri di Teano, in collaborazione con il nucleo tutela e patrimonio, era stato organizzato un sistema per rilasciare indebitamente licenze edilizie del tipo produttive, destinate cioè all’artigianato. I pubblici ministeri, Cozzolino e De Renzis, del tribunale di Santa Maria Capua Vetere chiedono il rinvio a giudizio per il sindaco della città, Raffaele Picierno, suo figlio e sua moglie. Finisce nell’inchiesta anche l’ex segretario comunale, Amedeo Ginepri, e l’attuale vice segretario, Ferdinando Zanni. Bufera anche sull’ufficio tecnico: finiscono sotto accusa l’ex responsabile dell’area edilizia privata, Tommaso Compagnone e l’attuale responsabile dell’ufficio tecnico comunale, Fulvio Russo; con loro le rispettive consorti. Stessa sorte per l’assessore alla cultura, Maria Rosaria Pentella e per suo marito. Inoltre, fra i 53 indagati figurano anche alcuni ex consiglieri comunali di maggioranza. Per favorire la moglie del responsabile dell’area tecnica, ad esempio, sarebbe stata indetta una conferenza dei servizi “fatta in casa” attraverso la quale venne innalzato il limite volumetrico consentito. L’azione della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, ha messo in luce i gravi danni arrecati al territorio da una cementificazione selvaggia. Intere colline sbancate; grosse strutture di cemento armato sorte lungo alcuni degli scorci panoramici più suggestivi del territorio. I fatti prendono avvio nell’estate del 2006 quando in meno di dieci gironi l’ente sidicino “riuscì” a rilasciare oltre 70 licenze destinate alla realizzazione di attività produttive. L’amministrazione sidicina, inoltre, sulla vicenda, ignorò anche una nota diramata dall’allora assessore provinciale all’urbanistica, Maria Carmela Caiola, la quale chiedeva la revoca di tutte le concessione, rilasciate approfittando di un vuoto legislativo. Mentre altri comuni accettarono di buon grado l’invito dell’assessore provinciale, l’ente sidicino non ritenne ritornare sui propri passi.
Gallo Matese - Il Cai guiderà 100 donne sul Matese
gallo matese. Una domenica percorrendo i sentieri matesini. Oltre un centinaio di persone hanno percorso i sentieri del Matese domenica 19 maggio. Le sezioni CAI di Piedimonte Matese ha infatti ospitato la scorsa domenica le sezioni di Bari, di Gioia del Colle, di Esperia e di Amatrice in due diverse escursioni. La prima, prevista dal calendario sezionale, ha visto i "caini" impegnati nel sentiero che unisce Miralago a Campo Braca per la Serra dei Ladri.
L'altra, invece, ha avuto come obiettivo la vetta del Monte Miletto. Lungo i percorsi affrontati, che hanno positivamente impressionato gli ospiti dei "caini" matesini, sono state però raccolte le testimonianze di alcuni pastori e di alcuni "abitanti" del Matese i quali hanno lamentatato la barbarie ed il bracconaggio che sta riguardando i daini presenti sul territorio, fenomeno al quale la sezione CAI di Piedimonte Matese desidera dave visibilità e sul quale intende interessare l'opinione pubblica. Prossimi appuntamenti con il CAI matesino sono "Il Bosco Incantato", escursione dedicata ai bambini, che si terrà sabato 25 a Gallo Matese e "Cento Donne Sul Matese" che invece si terrà domenica 26.
Alife - Spaccio di droga, sgominata rete di spacciatori
alife. Furti e droga, indagini dei Carabinieri, emessi 33 “avvisi di garanzia”. A seguito di una complessa indagine coordinata dalla Compagnia Carabinieri di Piedimonte Matese e condotta dai militari della locale Stazione e da quelli del Nucleo Operativo, trentatré persone sono finite nei guai per reati che vanno dal furto aggravato allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Una banda specializzata in furti
Tre sono le persone accusate del furto commesso in alcune abitazioni di Piedimonte Matese e dei Comuni limitrofi nell’estate del 2009. Secondo le indagini dei Carabinieri a perpetrare i furti sarebbe stata una piccola banda di nomadi di origine rom, composta da un 34enne, un 22enne e un 20enne, tutti residenti presso campi rom dell’hinterland napoletano. I militari, seguendo alcune tracce e sviluppando attività tecniche, sono riusciti ad identificare i presunti autori, nei cui confronti la competente Autorità Giudiziaria ha emesso tre avvisi di garanzia con l’accusa di furto aggravato.
La catena di spacciatori
Trenta invece sono le persone coinvolte in un inchiesta su una attività di spaccio di sostanze stupefacenti, che ruota intorno ad una figura principale, quella di Francesco Bianco, 32enne, di Alife, ritenuto uno dei principali fornitori di stupefacenti per gli acquirenti dell’alto casertano, che tutt’ora si trova in carcere perché arrestato dagli stessi Carabinieri circa un anno fa, a seguito di un’altra operazione antidroga.
Con lui sono finiti nei guai, 4 nigeriani domiciliati a Castel Volturno, che erano in grado di procurarsi un numero considerevole di dosi di “cocaina”, “eroina” e “hashish”, che venivano smerciate al Francesco Bianco e ad altre 25 persone, prevalentemente di età compresa tra i 20 e i 40 anni, individuati sia come detentori che a loro volta come fornitori di stupefacenti.
Trenta quindi sono stati gli avvisi di garanzia emessi anche in questo caso dall’Autorità Giudiziaria nei confronti delle predette persone, con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Il fenomeno droga
Il consumo di sostanze stupefacenti nell’area matesina sembra essere in linea con la tendenza generale che vede il fenomeno in forte crescita. Sarebbero sempre più giovani e giovanissimi fra i consumatori assidui di droghe.
Un fenomeno contro cui lottano quotidianamente le forze dell’ordine che operano sul territorio
Una banda specializzata in furti
Tre sono le persone accusate del furto commesso in alcune abitazioni di Piedimonte Matese e dei Comuni limitrofi nell’estate del 2009. Secondo le indagini dei Carabinieri a perpetrare i furti sarebbe stata una piccola banda di nomadi di origine rom, composta da un 34enne, un 22enne e un 20enne, tutti residenti presso campi rom dell’hinterland napoletano. I militari, seguendo alcune tracce e sviluppando attività tecniche, sono riusciti ad identificare i presunti autori, nei cui confronti la competente Autorità Giudiziaria ha emesso tre avvisi di garanzia con l’accusa di furto aggravato.
La catena di spacciatori
Trenta invece sono le persone coinvolte in un inchiesta su una attività di spaccio di sostanze stupefacenti, che ruota intorno ad una figura principale, quella di Francesco Bianco, 32enne, di Alife, ritenuto uno dei principali fornitori di stupefacenti per gli acquirenti dell’alto casertano, che tutt’ora si trova in carcere perché arrestato dagli stessi Carabinieri circa un anno fa, a seguito di un’altra operazione antidroga.
Con lui sono finiti nei guai, 4 nigeriani domiciliati a Castel Volturno, che erano in grado di procurarsi un numero considerevole di dosi di “cocaina”, “eroina” e “hashish”, che venivano smerciate al Francesco Bianco e ad altre 25 persone, prevalentemente di età compresa tra i 20 e i 40 anni, individuati sia come detentori che a loro volta come fornitori di stupefacenti.
Trenta quindi sono stati gli avvisi di garanzia emessi anche in questo caso dall’Autorità Giudiziaria nei confronti delle predette persone, con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Il fenomeno droga
Il consumo di sostanze stupefacenti nell’area matesina sembra essere in linea con la tendenza generale che vede il fenomeno in forte crescita. Sarebbero sempre più giovani e giovanissimi fra i consumatori assidui di droghe.
Un fenomeno contro cui lottano quotidianamente le forze dell’ordine che operano sul territorio
venerdì 24 giugno 2011
Vairano Patenora - costringeva giovani donne alla prostituzione, arrestata
Vairano Patenora. Costringeva tante ragazze a prostituirsi, alcune di loro raggiugnevano ogni mattina anche l'area del vairanese dove vendeva il proprio corpo per pochi euro. Chi si opponeva veninva minacciata e maltrattata. Una donna di nazionalita' nigeriana di 27 anni e' stata arrestata a Santa Maria Capua Vetere dagli agenti delle squadre mobili di Caserta e Padova per avere favorito l'ingresso clandestino in Italia di cittadini extracomunitari, estorsione, induzione e sfruttamento della prostituzione. L'extracomunitaria ha ricevuto un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della locale procura. Secondo l'accusa l'arrestata nell'ottobre del 2008 avrebbe organizzato e finanziato l'ingresso illegale in Italia di una connazionale all'epoca poco piu' che ventenne con la promessa di un lavoro. Ma, la giovane una volta giunta a Castelvolturno, per restituire le somme anticipate per il viaggio veniva indotta, sotto minaccia e violenze a prostituirsi. La vittima era costretta a consegnare i proventi della sua attivita' di meretricio per una somma di oltre 20mila euro. La giovane nigeriana due anni fa riusci' a fuggire da Castelvolturno trovando ospitalita' a Padova presso l'abitazione di una nigeriana conosciuta durante il viaggio verso l'Italia. A Padova la vittima sporse denuncia alla squadra mobile. Le indagini si sono poi sviluppate nel casertano. Gli investigatori hanno scoperto che in Nigeria alcune persone reclutavano le donne che accompagnavano fino in Libia e da li' le imbarcavano alla volta dell'Italia dove una volta arrivate a Castelvolturno si sarebbero poi prostituite per saldare i propri debiti.
Cave, da Oliviero una proposta di legge per chiudere tutti gli impianti in provincia di Caserta
CASERTA - 'Sono davvero sconcertato, ho ritenuto opportuno richiamare in aula, cosi' come prevede il regolamento, la proposta di legge che va a disciplinare, una volta e per tutte, la chiusura delle cave e dei cementifici in provincia di Caserta, dopo che sul provvedimento si continuano a registrare soltanto omissioni da parte della maggioranza''. Lo afferma il capogruppo regionale del Pse, Gennaro Oliviero. ''Ma se da una parte, come era prevedibile, si registra il solito e puntuale silenzio, dall'altra, invece, i dati parlano chiaro: 442 cave (tra attive e dismesse) hanno deturpato il paesaggio di 75 dei 104 comuni della Provincia di Caserta, un disastro ambientale che ha interessato praticamente tre quarti del territorio di Terra di Lavoro'', prosegue Oliviero. ''Le cave e i cementifici - sottolinea - occupano solo gli spazi degli slogan elettorali per poi finire del totale dimenticatoio. Ricordo il trionfalismo della chiusura di Cava Mastroianni. Dopo quella chiusura, il centrodestra nazionale stabili' con decreto l'utilizzo delle cave dismesse come siti ideali per sversare i rifiuti della provincia di Caserta e, con gli ultimi provvedimenti di Caldoro, anche per la provincia di Napoli e quelle che possono essere sprovviste di luoghi idonei. Il centrodestra abbia il coraggio che utilizza nei propri slogan e voti la legge: tra le altre cose, e' scomparso dall'agenda politica anche il completamento del nuovo Policlinico, il cui futuro sembra essere tempo remoto''.
Vairano Patenora - Degrado di Taverna della Catena, l'azione della Proloco
vairano patenora. La Pro Loco di Vairano in occasione dell’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia, spinta dall’impulso a ricercare soluzioni possibili da dare alla tormentata vicenda dell’antica “Taverna Catena”, il cui degrado fa temere una sorte analoga a quella che ha riguardato l’Armeria dei Gladiatori di Pompei, ha presentato un appello al Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro con la richiesta di un “tavolo tecnico”, che definisca gli strumenti di “conservazione” del complesso monumentale.
La struttura, infatti, invasa da rovi e arbusti infestanti, è a rischio crollo nella sua parte più antica.
La legislazione vigente (cfr. in particolare la recente Legge Regionale N.19 del 29 dicembre 2010 “Valorizzazione dei luoghi ad alta importanza storica per l’Unità d’Italia [..] nel territorio di Terra di Lavoro” finalizzata, fra l’altro, alla conservazione dei monumenti emblematici del 150°), si ritiene possa essere invocata dal Comune per chiedere che la Regione intervenga, perché il Ministero dei Beni Culturali, ai sensi dell’art. 32 del “Codice dei Beni Culturali”, imponga ai proprietari del complesso di Taverna Catena di porre in essere gli interventi necessari per assicurare la conservazione del bene monumentale, oppure perché lo stesso Ministero vi provveda direttamente.
Il tentativo è quello di portare l’attenzione sui tre grandi beni culturali del Comune (Abbazia della Ferrara, Borgo medievale di Vairano e Taverna Catena) al fine di stimolare gli Amministratori locali e regionali a prendere l’iniziativa di progettare interventi idonei per salvaguardare e tutelare tali beni. Soprattutto, per Taverna Catena, un monumento di fondamentale importanza per l’Unità d’Italia, è essenziale che l’aministrazione comunale avvii contatti con la VI Commissione Cultura della Regione Campania, affinché visiti il monumento che è dichiarato dallo Stato Italiano con proprio Decreto del 6/4/1967 di “interesse particolarmente importante ai sensi dell’art. 2 della L. N° 1089 del 1939…, perché costituente elemento dominante del quadro naturale della scena del quale si svolse lo storico incontro, con cui si conclude il processo unitario del risorgimento nazionale tra Vittorio Emanuele II e il Generale Giuseppe Garibaldi”. La Pro Loco e le altre associazioni che hanno promosso l’iniziativa (“I Mille”, “Angelo Broccoli”, “I Lupi del Vairo”, “l’Istituto Giuseppe Garibaldi”), si impegnano a fare la loro parte, chiedendo al Presidente della Commissione Antonia Ruggiero di intervenire, come prevede la recente Legge Regionale
Teano - Flagello del cinipide, la protesta di Coldiretti arriva a Roma
teano. Cinipide del castagno, il rischio è che una fetta dell’economia collassi. Scende in campo la Coldiretti; oggi a Roma, davanti alla sede del Ministero delle Politiche agricole e Forestali, sarà presente un folto gruppo di imprenditori della Coldiretti di Caserta che assieme ad altri coltivatori, provenienti da tutte le parti d’Italia , presidieranno l’area antistante il Ministero per testimoniare la difficoltà che stanno vivendo, drammaticamente, con l’invasione, dell’insetto, Dryocosmus kuriphilus, che sta causando danni serissimi alle piantagioni e che rischia di mettere in ginocchio un’intera economia e la tenuta ambientale del territorio. In considerazione della previsione della riduzione di almeno il 50% della produzione 2011, la Coldiretti di Caserta, nelle persone del Presidente Tommaso De Simone e del Direttore Lisi, evidenzia che è necessario mettere in campo con urgenza tutti i possibili provvedimenti per far fronte al mancato reddito dei castanicoltori e dell’intera filiera interessata che potrebbe comportare gravi ricadute economiche ed ambientali per i già precari equilibri socio territoriali delle aree interne.
E’ opportuno ricordare l’importanza che nel tempo il castagno ha rappresentato per il sostentamento (a volte quasi unico) dei nuclei familiari casertani, con il suo apporto di castagne, di farina, di legname e l’importanza che ancor oggi si conferma per varie attività economiche ad esso legate, si rende indispensabile una politica che sappia salvaguardare il reddito dei produttori e con essi l’economia locale di interi territori della nostra provincia, basata quasi esclusivamente sulla castanicoltura.
Quello che sembrava essere una situazione localizzata a pochi focolai lungo la penisola, è diventato rapidamente un problema generalizzato a tutto il territorio nazionale e la generale diffusione non fa intravedere, ad oggi, una soluzione immediata. È pertanto indispensabile – conclude Lisi- individuare e finanziare le linee di ricerca necessarie a sviluppare e completare il quadro scientifico per la lotta al cinipide del castagno per i prossimi anni, nonché tutte le azioni di supporto, per le quali si sta cercando di reperire ulteriori fondi”.
Coldiretti Caserta con Coldiretti Regionale Campania, comunque, sintetizzano così le proposte che avanzeranno: adeguati finanziamenti per rafforzare le strutture regionali di controllo fitosanitarie, potenziare la lotta biologica.
Piedimonte Matese - Ambiente e sviluppo turistico, la sinergia fra ente Parco e Associazioni
piedimonte matese. Il tandem che funziona: ente parco ed associazioni. Ben tre strutture(Sant’Angelo, Raviscanina e Fontegreca) rese operative, o almeno avviate ad essere tali, dal vertice dell’ente parco pur alle prese con un’incertezza che non dà fiato ad una programmazione stabile. Oggi nuovo appuntamento con il riuso di parte degli spazi della sede centrale dell’ente. Sarà, infatti, attivato un centro informativo presso i locali dell’enteintercomunale a San Potito Sannitico.
Il Presidente del Parco, Giuseppe Falco, infatti, con proprio provvedimento, al fine di dislocare e mettere in funzione vari presidi di informazione turistica, in collaborazione con le Associazioni accreditate presso l'Ente, intende avviare le procedure per l'apertura al pubblico di tutte le strutture ricettive dell'ente. Il primo appuntamento presso la Casa del Parco in S.Potito Sanntico (CE), il quale sarà gestito dall'associazione Gu. Pa. Nà - Guide Parchi Naturali(promotrice di alcune belle iniziative a Piedimonte), sotto la diretta responsabilità del personale dipendente del Parco. Quella delle associazioni è stata una delle prime iniziative a cui ha lavorato, dinamicamente, il presidente sin dal primo minuto dell’incarico istituzionale (è da poco più di anno che è al timone dell’area protetta che al pari delle altre istituzioni intercomunali si sta imbattendo in notevoli difficoltà finanziarie ed operative).
Ha puntato molto sulla vivacità e passione dei gruppi associativi incontrandoli lo scorso settembre a Miralago e riuscendo con essi ad avere un rapporto strategico per far fronte alla mancata valorizzazione da parte dell’ente regionale in termini di sostegni finanziari per il funzionamento adeguato dell’ente. Nononostante queste criticità “strutturali” il presidente Falco, con il personale provinciale(distaccato)e lo staff di giovani dirigenti è riuscito a mettere in moto iniziative di rilievo nazionale come quelle relativa alla campagna informativa sui rifiuti nelle scuole o di solidarietà con Telethon.
Nei giorni scorsi ha stipulato un protocollo d’intesa, di durata triennale, con l’amministrazione provinciale per una serie di misure per la valorizzazione economica dell’area-parco.
Degno di essere segnalato è l’incontro organizzato pochi giorni fa con l’istituto di frutticoltura di Caserta per il recupero di cultuvar antiche o in via di estinzione. Al suo attivo l’attivazione della casa-parco a S.Angelo D’Alife da destinare a biblioteca del parco ed ad altre funzioni di studio e formazione oltre a quella realizzata a Raviscanina.
mi.ma.
Fontegreca - Escursioni in cipresseta
fontegreca. Domani le Associazioni Spazio Donna, Vega e Wwf Caserta, nell'ambito del progetto Asso.Vo.Ce "Bandi di Idee 2010” e in occasione dell’ Anno Internazionale delle Foreste, hanno organizzato un’escursione presso la Cipresseta di Fontegreca. L’iniziativa, è stata pianificata grazie alla disponibilità della Dirigente del Settore Tecnico Amministrativo Foreste di Caserta Flora Della Valle e del funzionario del Settore Tecnico Amministrativo Foreste Agnese Rinaldi. Il gruppo di partecipanti, a numero chiuso (circa 50), si avvarrà della competenza dell’architetto Alessandro Furno del CAI che guiderà gli escursionisti nell’affascinante località di Fontegreca, che per le sue caratteristiche rappresenta una delle cipressete di maggiore interesse del bacino del Mediterraneo ed è meta di ricercatori botanici per la sua rarità. Va detto che la cipresseta di Fontegreca è un bosco spontaneo unico in Europa, si estende al di sopra della cittadina nel bosco degli Zappini fino alla vallata del fiume Sava, ed è meta di turisti, per la sua aria salubre, e di ricercatori botanici, per la rarità del tipo di cipresso, unico in Europa e nel mondo. La vide nel '600, e ne annotò la particolarità nelle sue "Memorie del Sannio", il dotto Ciarlanti, e se ne occupò anche la toscana Accademia dei Georgofili. La cipresseta è costeggiata dalla via Madonna dei Cipressi che sale fino alla zona storicamente più importante del paese, verso la Chiesa di S.Maria dei Cipressi, del cimitero storico, della grotta della Madonna e dei resti di una rocca posta su uno sperone roccioso alle spalle della chiesa.
Presso la Madonna dei cipressi è piacevole far colazione e visitare un mulino ad acqua mosso dal Lete che risorge poco più a monte dal corso sotterraneo. Sul suo territorio insiste la Cipresseta, che si estende, per circa 70 ha, tra il Bosco dei Zappini e la vallata del fiume Sava. La formazione forestale è assolutamente atipica, caratterizzata per il 90% da un ecotipo di cipresso della varietà horizontalis, tra i pochi resistere a una malattia, il cancro della corteccia, che ha messo a rischio la sopravvivenza di questi alberi.
Piedimonte Matese - Eolico, la nuova legge blocco lo scempio del Matese
piedimonte matese. Contro lo scempio delle cime del Matese arriva una nuova legge regionale. Essa prevede una distanza minima di 800 metri fra ogni torre. Non sarà più possibile quindi concentrare in uno spazio ristretto un numero elevato di generatori. Il varo della legge Colasanto sulle distanze obbligatorie tra pali eolici ha un duplice ed importante obiettivo: evita le interferenze e scongiura una nuova, ulteriore e dannosa, per il territorio e per l'ambiente, installazione di centinaia di torri eoliche. La nuova norma è un meccanismo di salvaguardia importante che servirà a calmierare nell'immediato la selvaggia aggressione al paesaggio ma nel contempo consente agli impianti già esistenti di produrre energia senza che altri pali siano allocati nelle vicinanze creando interferenza. La legge porta la firma del presidente della Commissione Ambiente, Luca Colasanto. Ora, l’auspicio degli ambientalisti è che il Consiglio Regionale prosegua con analoga determinazione nel suo impegno approvando le linee guida per il Piano Energetico, disciplinando correttamente un settore strategico per lo sviluppo ma, nel contempo, molto particolare per gli interessi che rappresenta.
Ci sono alcuni progetti, in parte già autorizzati che prevedono l’installazione di numerosi torre eoliche nella zona di Gallo Matese. Uno dei punti pià suggestivi dell’intera catena montuosa potrebbero essere deturpati per sempre
Ci sono alcuni progetti, in parte già autorizzati che prevedono l’installazione di numerosi torre eoliche nella zona di Gallo Matese. Uno dei punti pià suggestivi dell’intera catena montuosa potrebbero essere deturpati per sempre
Sparanise - Energie rinnovabili, c'è un progetto da un milione di euro
sparanise. Nell’ambito del programma operativo interregionale “Energie rinnovabili e risparmio energetico” Fesr 2007/2013, il Comune di Sparanise, con apposito progetto preliminare approvato dalla giunta municipale, ed inserito nel piano triennale delle opere pubbliche, ha inoltrato alla Regione Campania una richiesta di contributo pari a 1 milione e 749 mila euro. Il progetto riguarda l’efficienza energetica e l’ottimizzazione del sistema energetico e prevede interventi di efficientamento su edifici e utenze pubbliche o ad uso pubblico del centro storico della città. Il settore opere pubbliche del comune, una volta percepiti i requisiti del bando, ha evidenziato la volontà di poter accedere ai fondi a disposizione per lo scopo e dopo aver incassato l’ok della giunta municipale, ha predisposto l’invio della documentazione idonea al Ministero dell’Ambiente. “Si tratta di un progetto molto interessante – ha affermato il vice sindaco di Sparanise Giancarlo L’Arco che ha la delega ai fondi Por e alle Energie Rinnovabili – che abbiamo intenzione di sfruttare a pieno grazie quella che ho definito come la sinergia del buon senso, stabilità con esponenti della Regione Campania. Una volta finanziato, il progetto, che sarà finanziariamente a totale carico della Regione Campania, interesserà gli edifici pubblici del centro storico che beneficeranno cosi di un intervento volto all’ottimizzazione e alla maggiore efficienza dei sistemi energetici. Questo si tradurrà in un maggiore risparmio per le casse comunali in termini di esercizio e contribuirà a dare maggior pregio alle strutture pubbliche. Dopo aver dato risposta alle emergenze che attanagliavano da anni la nostra città, - aggiunge il vice sindaco L’Arco - adesso il nostro impegno è volto a programmare una serie di interventi finalizzati al miglioramento della qualità della vita dei cittadini di Sparanise non solo per la vita di tutti i giorni ma anche in proiezione futura”. L’efficienza energetica significa uso razionale dell’energia ossia l’insieme delle azioni la cui attuazione consente di raggiungere l’obiettivo di un elevato risparmio energetico. La necessità di ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, al fine di salvaguardare la qualità dell’ambiente, e la diminuzione e il sempre più elevato costo delle risorse fossili per la produzione di energia rendono necessari interventi immediati che consentano di mantenere lo stesso livello di disponibilità energetica per l’utente finale riducendo l’impatto ambientale che, la produzione e fornitura di energia elettrica, richiede.
Pignatato Maggiore - Municipalizzata, scatta la protesta dei lavoratori
pignataro maggiore. Esplode la protesta dei dipendenti della Pignataro PatrimonioCon una nota a firma del segretario provinciale della CGIL Funzione Pubblica, Raffaele Maietta, inviata a S.E. il Prefetto, al comune di Santa mercoledì Maria La Fossa ed al comune di Pignataro Maggiore, oltre che alla stessa Pignataro Patrimonio, i lavoratori della Municipalizzata pignatarese hanno proclamato lo stato di agitazione riservandosi di ricorrere anche allo sciopero.
Alla base dello sciopero le "...lesive disposizioni economiche e finanziarie adottate arbitrariamente dal comune di Pignataro Maggiore".
Nella lettera la struttura sindacale si è dichiarata seriamente preoccupata per le conseguenze di tali atti che "...porteranno sicuramente in primis al blocco delle retribuzioni e mineranno a breve l'andamento futuro della società, che non pagando lavoratori e fornitori sarà costretta a fermare il servizio della raccolta dei rifiuti".
La Cgil ha chiesto l'apertura di un tavolo presso la Prefettura per incontrare tutte le parti coinvolte.
Intanto, a causa dell'occupazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti da parte degli operai, potrebbero causarsi disagi nella raccolta della spazzatura già a partire da sabato 25 giugno. Sperando che entro tale data vengano pagati gli stipendi arretrati e che lo stato di agitazione rientri, si chiede alla cittadina di collaborare perché il disagio sia ridotto al minimo.
La replica di Cuccaro
“Considerato che gli atti amministrativi posti in essere da questa Amministrazione sono e saranno totalmente orientati a garantire la stabilità economica ed aziendale della società Pignataro Patrimonio srl, compreso il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
Si impone, con urgenza, così come richiesto, l'apertura di un tavolo di confronto sul tema tra le parti coinvolte, al fine di diradare ogni discussione e incertezza sugli intendimenti di questa Amministrazione sui tema specifico di cui alla premessa.
Per questo convoco in via d'urgenza per mercoledì ventinove giugno alle ore dieci presso la casa comunale un tavolo di confronto tra tutti i soggetti interessati”.
giovedì 23 giugno 2011
CAIAZZO - Italia Nostra contro l'abbattimento di un antico palazzo
CAIAZZO - L'Associazione Italia Nostra Sezione di Caserta ha inviato una nota al Direttore Regionale per i Beni culturali e paesaggistici, Gregorio Angelini, alla Sovrintendente ai BAPSAE della Provincia di Caserta, Paola Raffaella David e al Sindaco del Comune di Caiazzo, Stefano Giaquinto, per scongiurare l'abbattimento di un edificio appartenente al “Quartiere di case per operai” di Caiazzo, in via Latina.
L'edificio, già appartenente al quartiere operaio realizzato alla fine del XIX secolo su iniziativa della locale Banca Mutua Popolare, è uno dei primissimi esempi di edilizia sociale realizzato nel Mezzogiorno d’Italia grazie all’opera di Pietro Maturi, un illustre caiatino, che rappresentava in Terra di Lavoro le idee dell’economista e politico Luigi Luzzatti. Progettista fu Pasquale Sasso, ingegnere nativo di San Lorenzello, ma molto attivo in tutta la Campania.
Nel 1884 le case ospitavano già una decina di nuclei familiari. Era previsto un sistema di aerazione e riscaldamento naturale che sfruttava le correnti ascensionali tramite l’utilizzo di bocche di richiamo, e un sistema definito termo-tipico che riscosse subito plausi e venne presto imitato, tant’è che la Giuria dell’Esposizione Nazionale di Milano del 1881 conferì alla Banca Mutua Popolare di Caiazzo la medaglia d’argento.
Considerato l’alto valore di testimonianza non solo per l’architettura, ma anche per la storia sociale, la storia del paesaggio, del territorio e dell’evoluzione urbanistica, Italia Nostra chiede di fermare i lavori di abbattimento dell’edificio e di adottare gli opportuni provvedimenti di tutela dell'edificio e di tutto il comparto edilizio tra la via Roma, la piazza Porta Vetere e la via Latina.
Caserta, 22 giugno 2011
Il Presidente
Arch. Maria Carmela Caiola
L'edificio, già appartenente al quartiere operaio realizzato alla fine del XIX secolo su iniziativa della locale Banca Mutua Popolare, è uno dei primissimi esempi di edilizia sociale realizzato nel Mezzogiorno d’Italia grazie all’opera di Pietro Maturi, un illustre caiatino, che rappresentava in Terra di Lavoro le idee dell’economista e politico Luigi Luzzatti. Progettista fu Pasquale Sasso, ingegnere nativo di San Lorenzello, ma molto attivo in tutta la Campania.
Nel 1884 le case ospitavano già una decina di nuclei familiari. Era previsto un sistema di aerazione e riscaldamento naturale che sfruttava le correnti ascensionali tramite l’utilizzo di bocche di richiamo, e un sistema definito termo-tipico che riscosse subito plausi e venne presto imitato, tant’è che la Giuria dell’Esposizione Nazionale di Milano del 1881 conferì alla Banca Mutua Popolare di Caiazzo la medaglia d’argento.
Considerato l’alto valore di testimonianza non solo per l’architettura, ma anche per la storia sociale, la storia del paesaggio, del territorio e dell’evoluzione urbanistica, Italia Nostra chiede di fermare i lavori di abbattimento dell’edificio e di adottare gli opportuni provvedimenti di tutela dell'edificio e di tutto il comparto edilizio tra la via Roma, la piazza Porta Vetere e la via Latina.
Caserta, 22 giugno 2011
Il Presidente
Arch. Maria Carmela Caiola
Pietravairano - Del Gaudio vuole portare le cave su Monte Monaco. Zarone: il caldo fa brutti scherzi
pietravairano. Pio Del gaudio difende gli interessi del gruppo Moccia. Con la demagogia tipica dei politici illude gli operai che rischiano il posto di lavoro affermando che la delocalizzazione da Caserta su monte Monaco è una cosa da fare. Parole che oltre a dimostrare poca preparazione sulla vicenda, offendono i pietravairanes. Dura al replica del sindaco Francesco Zarone: "Forse Del Gaudio dimentica che la sua campagna elettorale è già finita, forse Del Gaudio dimentica che Pietravairano ha già un suo governo che già diverse volte ha deliberato contro la delocalizzazione. Forse Del Gaudio non sa che anche il consiglio dei ministri ha sancito che il volere del comune non può essere prevaricato. Forse Del Gaudio non sa che il nostro piano regolatore vieta qualsiasi tipo di attività estrattiva”.
E’ la reazione del sindaco Francesco Zarone contro quella che a Pietravairano ritengono l’infelice sortita di Pio Del Gaudio che invece di pensare come amminsitrare Caserta, si mette a pensare come amminsitrare Pietravairano.
Del resto i politici oggi sono capaci di qualasiasi cosa, pur di dimsotrare la propria incompetenza. Infatti, continua Zarone, è difficile comprendere il significato dell’azione del primo cittadino di Caserta se si esclude il movente del populismo e della demagogia. “Se veramente Del Gaudio vuole difendere i posti di lavoro dei dipendenti Moccia - precisa Zarone - dovrebbe spiegare loro che un nuovo cemntificio potrebbe essere operativo solo fra quattro o cinque anni, quindi il mantenimento dei livelli occupazionali del grupop Moccia non dipendono certamente dalla delocalizzazione a Pietravairano. Purtroppo - insiste Zarone - qui si continua a mistificare la realtà tentando di coinvolgermi e di coinvolgere la mia città in una vicenda nellaquale siamo vittime mentre qualcuno vuole farci passare per carnefici. Nulla , ripeto nulla, potrà farci cambiare idea. C’è qualcuno, probabilmente mosso dai soliti strani interessi, che tenta di avvelenare il clima per intimidirmi. Non arretreremo di un metro. Non ho alcuna intenzione di incontrare Del Gaudio ne chiunque altro sulla vicenda cava. Del Gaudio, se vuole aiutare il gruppo Moccia trovi una soluzione nella città che lui amministra, non in casa altrui”.
Vairano Patenora - Violenza sessuale su una studentessa del Professionale, assolto 17enne
VAIRANO PATENORA. Accusato ingiustamente di aver violentato una ragazzina dell’istituto superiore di Vairano Scalo, è stato assolto Denis Ilnica,
anch’egli minorenne all’epoca dei fat t i , dal tribunale dei minori di Napoli, difeso dagli avvocati Carlo De Stavola ed Elisabetta Carfora.
I fatti contestati si sarebbero verificati il trenta di marzo di due anni fa.
La ragazzina asserì di essere stata violentata da Ilnica in un locale in cui si trovava la caldaia, poco distante dal plesso scolastico che unisce l’istituto
professionale all’Alberghiero. Grazie a meticolose indagini difensive, la difesa ha dimostrato l’assoluta estraneità dell’imputato e l’inattendibilità di quanto affermato dalla minorenne. Il giovane ha dovuto convivere per oltre due anni
con un’accusa infamante. Il tribunale dei Minorenni ha ritenuto di accogliere le argomentazioni della difesa ed ha assolto Denis Ilnica dall’accusa di violenza sessuale aggravata. I carabinieri della Stazione di Vairano Scalo arrestarono il
giovane albanese, che all’epoca dei fatti aveva diciassette anni, regolarmente in Italia con la propria famiglia e residente a Pignataro Maggiore, per violenza
sessuale aggravata e lesioni nei confronti di una ragazza di quindici anni di
Vairano. La ragazza si presentò in caserma accompagnata da un bidello della sua scuola con i vestiti strappati, graffi su tutto il corpo e in stato confusionale.
Dopo essersi calmata riferì ai carabinieri di essere stata violentata dietro la sua
scuola da un ragazzo forse non italiano che lei giorni addietro aveva conosciuto a una festa. Sostenne che con una scusa l’aveva aspettata all’uscita di scuola e l’aveva convinta a fare un giro con lei, ma subito dietro la scuola l ’aveva presa
sotto il braccio e l’aveva portata in un sottoscala della scuola e aveva abusato di lei per più di venti minuti, scappando subito dopo e lasciandola a terra. Ilnica fu identificato e tratto in arresto mentre usciva anch’egli dall’istituto professionale
di Vairano Scalo. Alcuni giorni fa la sentenza di assoluzione che riabilita completamente il giovane. GMM
anch’egli minorenne all’epoca dei fat t i , dal tribunale dei minori di Napoli, difeso dagli avvocati Carlo De Stavola ed Elisabetta Carfora.
I fatti contestati si sarebbero verificati il trenta di marzo di due anni fa.
La ragazzina asserì di essere stata violentata da Ilnica in un locale in cui si trovava la caldaia, poco distante dal plesso scolastico che unisce l’istituto
professionale all’Alberghiero. Grazie a meticolose indagini difensive, la difesa ha dimostrato l’assoluta estraneità dell’imputato e l’inattendibilità di quanto affermato dalla minorenne. Il giovane ha dovuto convivere per oltre due anni
con un’accusa infamante. Il tribunale dei Minorenni ha ritenuto di accogliere le argomentazioni della difesa ed ha assolto Denis Ilnica dall’accusa di violenza sessuale aggravata. I carabinieri della Stazione di Vairano Scalo arrestarono il
giovane albanese, che all’epoca dei fatti aveva diciassette anni, regolarmente in Italia con la propria famiglia e residente a Pignataro Maggiore, per violenza
sessuale aggravata e lesioni nei confronti di una ragazza di quindici anni di
Vairano. La ragazza si presentò in caserma accompagnata da un bidello della sua scuola con i vestiti strappati, graffi su tutto il corpo e in stato confusionale.
Dopo essersi calmata riferì ai carabinieri di essere stata violentata dietro la sua
scuola da un ragazzo forse non italiano che lei giorni addietro aveva conosciuto a una festa. Sostenne che con una scusa l’aveva aspettata all’uscita di scuola e l’aveva convinta a fare un giro con lei, ma subito dietro la scuola l ’aveva presa
sotto il braccio e l’aveva portata in un sottoscala della scuola e aveva abusato di lei per più di venti minuti, scappando subito dopo e lasciandola a terra. Ilnica fu identificato e tratto in arresto mentre usciva anch’egli dall’istituto professionale
di Vairano Scalo. Alcuni giorni fa la sentenza di assoluzione che riabilita completamente il giovane. GMM
Riardo - Scempio all'oasi Ferrarelle, l'indagine si allarga
riardo. Bosco sventrato nell’oasi Ferrarelle, ieri sopralluogo congiunto dei carabinieri e della Comunità Montana del Montemaggiore. I dirigenti dell’ente di Formicola hanno confermato l’attuazione dell’impianto boschivo nell’oasi Ferarelle. Un bosco che menodi un mese fa, la Ferrarelle non ha esitato a sventrare per realizzare un cantiere per il passaggio di una condotta. Tutto in violazione delle norme che proteggono i boschi. Arrivano i carabinieri sequestrano il cantiere e denunciano cinque persone, coinvolte, a vario titolo, nella vicenda. L’indagine condotta dai carabinieri di Pietramelara potrebbe avere, quindi, presto nuovi sviluppi e coinvolgere altre figure. I carabinieri della stazione di Pietramelara - competenti per territorio - hanno denunciato, finora, Carlo Pontecorvo in qualità di titolare del fondo; Michele Pontecorvo, in qualità di conduttore del sito; l’architetto Gabriella Frulio, direttrice dei lavori; l’ingegnere Sabina Piras, responsabile delal sicurezza; Marco Cascella, titolare della Lande srlm ditta esecutrice dei lavori. Secondo gli inquirenti, le cinque persone coinvolte nei fatti, si sarebbero rese responsabili - a vario titolo - di violazioni delle norme che regolano la sicurezza sui cantieri e suoi luoghi di lavoro. Inoltre i carabinieri guidati dal maresciallo Pasquale Mariano, hanno contestato l’accusa di violazione dell’articolo 142 del codice penale per violazione di norme ambientali avendo eseguiti lavori in un bosco senza l’autorizzazione della Soprintendenza. Inoltre, le forze dell’ordine accusano i cinque denunciati di aver violato l’articolo 734 del codice penale, ossia per distruzione o deturpamento di bellezze naturali. Tutto prende avvio lo scorso maggio, quando per realizzare un condotto fognario le ruspe entrano in una vasta area boscata, realizzata dalla comunità Montana del Montemaggiore fra il 2006 e il 2007. Ferrarelle avrebbe presentato, in comune, una semplice Dia dove è stato indicato un tracciato diverso da quello effettivamente realizzato. Il tracciato indicato nella Dia non prevedeva l’invasione del bosco che invece è stato poi squarciato dalle ruspe.
Vairano Patenora - Tentano furto all'oviesse, due in manette
vairano patenora. Tentano il furto nell’Oviesse di via Napoli.
Vengono bloccati e arrestati dai carabineri della locale stazione.
In manette una coppia di forestieri che dopo le formalità di rito sono stati sistemati nelle celle di sicurezza della caserma in attesa del processo per la convalida che potrebbe svolgersi questa mattina stessa.
Secondo alcune indiscrezioni raccolte sul posto, i due sarebbero entrati nell’attività commerciale fingendosi come semplici clienti. Alcuni addetti alla vendita avrebbero però capito le reali intenzioni dei due che si stavano impossessando di alcuni orologi.
L’allarme lancaito è stato raccolto dai carabinieri che in pochi secondi hanno raggiunto il posto.
I due hanno tentato una breve fuga ma gli uomini al comando del maresciallo Palazzo li hanno immobilizzati e condotti in caserma.
All’azione hanno assistito numerose persone che hanno apprezzato la tempestività e la professionalità messa in campo dai militari dell’arma.
Vengono bloccati e arrestati dai carabineri della locale stazione.
In manette una coppia di forestieri che dopo le formalità di rito sono stati sistemati nelle celle di sicurezza della caserma in attesa del processo per la convalida che potrebbe svolgersi questa mattina stessa.
Secondo alcune indiscrezioni raccolte sul posto, i due sarebbero entrati nell’attività commerciale fingendosi come semplici clienti. Alcuni addetti alla vendita avrebbero però capito le reali intenzioni dei due che si stavano impossessando di alcuni orologi.
L’allarme lancaito è stato raccolto dai carabinieri che in pochi secondi hanno raggiunto il posto.
I due hanno tentato una breve fuga ma gli uomini al comando del maresciallo Palazzo li hanno immobilizzati e condotti in caserma.
All’azione hanno assistito numerose persone che hanno apprezzato la tempestività e la professionalità messa in campo dai militari dell’arma.
Piedimonte Matese - Accademia olimpica, c'è anche un matesino
piedimonte matese. Le eccellenze dello sport casertano sono ormai un inesauribile “fiore all’occhiello” di Terra di Lavoro.
E’ il caso di un giovane studente della Facoltà di Scienze Motorie dell’Università del Molise, Angelo Macaro da Piedimonte Matese, che ha centrato il prestigioso obiettivo di essere scelto tra i tre italiani ammessi a frequentare lo stage dell’Accademia Olimpica Internazionale in programma in Grecia a Olimpia dal 25 giugno al 9 luglio sul tema: “Il movimento Olimpico come promotore di pace”.Angelo Macaro, insieme con una ragazza di Roma e un ragazzo di Torino, ha prevalso con il suo elaborato scritto in francese su oltre 100 studenti provenienti da venti Facoltà Universitarie e da diversi Corsi di Laurea in Scienze Motorie, che dopo aver partecipato ad un seminario di studi nel Centro Congressi San Martino a Fermo nelle Marche, sono stati valutati da una Commissione dell’Accademia Olimpica Italiana e segnalati a quella internazionale per prendere parte, in rappresentanza dell’Italia, al meeting in Grecia dove incontreranno 240 studenti provenienti da tutto il mondo e individuati con i medesimi criteri. 22 anni, appassionato e praticante di calcio e nuoto, dopo aver frequentato l’Itc De Franchis di Piedimonte Matese, Angelo Macaro, figlio di un commerciante, è iscritto al terzo anno del corso di Laurea in Scienze Motorie e Sportive presso la Facoltà di Scienze del Benessere dell’Università degli studi del Molise, dove svolge il ruolo anche di rappresentante degli studenti in seno al Consiglio di Facoltà.Prima della partenza per Olimpia il brillante studente è stato festeggiato presso la sede del Comitato Provinciale Coni di Caserta dove il presidente Michele De Simone, nel complimentarsi per il risultato, gli ha consegnato l’ormai significativa maglia con la scritta “Provincia di Caserta” che Angelo Macaro indosserà durante lo stage ad Olimpia, mentre numerosi gadget a nome del Coni e del Panathlon Club, rappresentato dal presidente Giuseppe Bonacci, verranno distribuiti dal giovane di Piedimonte Matese ai dirigenti dell’Accademia Olimpica Internazionale e depositati presso il prestigioso Museo di Olimpia. Al rientro dalla Grecia lo studente è stato invitato dal presidente De Simone a tenere una relazione al Consiglio Provinciale del Coni di Caserta sulla sua eccezionale esperienza. mi.ma.
Alife - Consuntivo 2009, fissato il consiglio comunale
alife. La mancata aprovazione del consuntivo 2009 paralizza l’ente. L’amministrazione comunale tenta di elimare il problema fissando il consiglio comunale per l’approvazione. L’appuntamento per il prossimo giovedì, 30 giugno. Se l’approvazioni non ci sarà, potrebbe arrivare il commissario. La pseranza dei dipendenti è che l’amministrazione approvi. Lo scorso ventisette maggio - fatidico giorno, per gli impiegati, dell’appuntamento con la busta paga - è trascorso da diverse settimane, ma i cordoni della borsa restano chiusi. Tutto sembra prendere origine dalla mancata approvazione del consuntivo 2009. Per il neo sindaco Giuseppe Avecone è un problema serio che si presenta come un macigno sulla strada della programmazione dell’attività di governo. Niente Consuntivo, niente anticipazione di cassa. E niente stipendi. Occorre votare il prima possibile il rendiconto di gestione 2009. E’ un vero e proprio imperativo…finanziario per dirla in termini poco filosofici i e molto concreti.La a conferma è arrivata ieri. E’ stata questa la sollecitazione definitiva della banca tesoriera, la banca popolare di Torre del Greco, alla neo amministrazione di Alife. Ma prima del 23 giugno non è possibile: quel giorno segna, infatti, il termine ultimo per la visione e l’esame degli atti e degli elaborati relativi al conto di gestione riferito all’esercizio finanziario 2009 da parte dei consiglieri comunali di maggioranza (“Per Alife”) e di minoranza (“Insieme per Alife”). Solo dopo quel giorno sarà possibile convocare la seduta del consiglio comunale per la trattazione e l’eventuale approvazione del fondamentale adempimento contabile- finanziario che a questo punto diventa davvero cruciale in questa delicatissima fase di avvio dell’amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Avecone a capo di una giunta succeduta a quella di transizione guidata per circa un anno dalla facente funzione Maddalena Di Muccio
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