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sabato 25 giugno 2011
Roccamonfina - Speculatori all'assalto del Parco
ROCCAMONFINA - Gli speculatori tentano l’assalto al Parco di Roccamonfina, è l’allarme lanciato dal presidente Raffaele Aveta. Con oltre 500 firme intendono cambiare il perimetro nel comune di Roccamonfina, cuore stesso del Parco. La volontà è quella di escludere una vasta area, probabilmente con la prospettiva delle lottizzazione. Tutto potrebbe aprire le porte ad una forte speculazione edilizia con la lottizzazione di vaste aree, alcune delle quali nelle disponibilità di alcuni fautori dell’iniziativa. L’idea parte da un gruppo ristretto di cacciatori, circa 30, e trova sostengo in alcuni castanicoltori e in qualche assessore dell’amministrazione cittadina, Fiorentino Bevilacqua, nelle proprie mani la delega all’ecologia. “Il parco restringe la libertà, limita la proprietà privata, rappresenta più una limitazione che un volano per lo sviluppo”. Questi, in sintesi, le ragioni che muovo l’azione del comitato guidato dal presidente Ludovico Verdone: il portavoce, invece, è il presidente della Proloco Roberto Zarli. Diversi, i sostenitori dell’iniziativa all’interno dell’amministrazione nonostante il sindaco, Letizia Tari, guidi l’assemblea dei sindaci del Parco. Per questa ragione, diverse associazioni ambientaliste, fra cui il WWF e Legambiente, chiedono a Tari un incontro per fare chiarezza sulla vicenda. L’appuntamento è stato fissato per il prossimo martedì. “Negli ultimi mesi gli attacchi contro l’istituzione Parco – precisa Aveta - si sono moltiplicati e le strumentalizzazioni politiche hanno assunto dimensioni intollerabili. Meschini “interessi di bottega” hanno spinto ad individuare il Parco come nemico al quale addebitare ogni genere di danno. La disinformazione e la menzogna sono diventati lo strumento principale per far crescere l’ostilità della popolazione. Queste modalità di condotta consentono di dare nuovamente forza alle posizioni dei cacciatori e agli speculatori che adducendo la necessità di mettere in moto l’economia locale intendono unicamente depredare il territorio, a chi ritiene che l’Alto Casertano debba essere un “porto franco”, un territorio senza vincoli né ostacoli dove spostare il business dell’edilizia o impianti inquinanti e patogeni”.
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