calvi risorta. Chiusa l’indagine sulla questione autovelox che circa due anni fa porto al sequestro di un gran numero di apparecchiature in tutta la provincia di Caserta. Uno scandalo che travolse in poche ore comuni come Pignataro Maggiore, Calvi Risorta, Francolise, Bellona, Vitulazio e Capua. Il sistema illecito, secondo l’accusa, era cristallizzato nell’accordo truffaldino tra i Comuni e le società che fornivano le macchinette per il controllo della velocità. In sintesi: gli Enti locali, in combutta con le ditte di gestione delle apparecchiature si dividevano gli utili in base alla percentuale di multe effettuate. Un illecito gravissimo alla luce delle disposizioni categoriche del Ministero dei Trasporti che obbligava i Comuni a pagare le ditte con un canone fisso non soggetto a variazioni. Gli Enti, i sindaci, le giunte, i comandanti dei vari corpi di Polizia Municipale avevano fatto orecchi da mercante, tanto da far avviare indagini a tappeto da parte degli organi di vigilanza.
A Calvi Risorta il botto più clamoroso, sia sotto il profilo giudiziario che sotto l’angolazione strettamente fiscale visto che nel bilancio di previsione della gestione Zacchia, l’ex maggioranza aveva pensato di rimpinguare le casse comunali con un bottino di circa 700 mila euro.
La macchinetta era stata acquistata tramite una gara d’appalto priva di ogni requisito di legittimità (risulta, infatti, tra le 33 sequestrate in provincia di Caserta) ed era stata installata in un punto privo di qualsiasi pericolosità, a pochi metri dal bivio di accesso a Teano. L’esorbitante numero di contravvenzioni elevate aveva fatto insospettire le autorità di vigilanza già alla fine dell’ottobre 2008: solo a Calvi Risorta si parlava di circa 18 mila sanzioni registrate. Proprio in Consiglio l’allora assessore alle Finanze, Ermanno Izzo, in armonia con il sindaco Giacomo Zacchia, aveva affermato che, con l’installazione dell’autovelox, sarebbero arrivati nelle casse dell’Ente qualcosa come 700 mila euro.
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