TEANO - Sette immigrati clandestini espulsi, tre imprenditori agricoli locali denunciati per sfruttamento e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I tre imprenditori sono proprietari e gestori di altrettanti imprese agricole nelle campagne teanesi. N.G. , M.G. e G.G. sono i tre denunciati a piede libero. Per i sette clandestini è scattata la procedura d’espulsione. Sono questi i risultati di una vasta operazione dei carabinieri contro il fenomeno dell’immigrazione clandestina. Oltre dieci i militari della locale stazione – diretta dal maresciallo Proietti – impegnati per diversi ore a setacciare il territorio. I carabinieri hanno fatto irruzione in alcuni casolari dell’agro teanese con un’azione fulminea e ben congeniata che non ha lasciato alcun margine di manovra ai tanti clandestini scoperti in condizioni, a di poco, al limite della dignità. L’attenzione dei carabinieri si è concentrata, in modo particolare, in località Passarelle, Santa Maria di Versano, Maiorisi e Borgonuovo. Negli ultimi anni si è assistito ad una forte accelerazione del fenomeno della mobilità e dello spostamento di stranieri da un paese ad un altro riconducibile per lo più al differenziale di benessere tra stati in via di sviluppo e stati sviluppati. Come evidenziano quotidianamente le vicende di cronaca giudiziaria, molto spesso è proprio la criminalità organizzata internazionale a gestirne l’ingresso clandestino. Il problema dell’immigrazione clandestina è reso ancora più drammatico se si pensa che, dopo essere stati introdotti nei paesi di destinazione, i “trafficati” vengono spesso inseriti in circuiti criminali e sfruttati come fonti di nuovi profitti illeciti. Un’azione senza sosta, quella dei carabinieri di Teano che negli ultimi tempi stanno setacciando il territorio costantemente nel tentativo di debellare il fenomeno degli immigrati clandestini. Pochi giorni fa, due immigrati – di origine asiatica – furono arrestati perché già precedentemente colpiti da un ordine di espulsione. Qualche settimana prima un altro blitz condusse alla scoperta di una sartoria clandestina gestita da cinesi. In quella occasione, furono nove cinesi e un giapponese a finire nei guai. Il gruppo gestivano una sartoria clandestina nascosta in un casolare in località “Saliscendi” nelle campagne di Teano. La merce prodotta – ipotizzano gli investigatori – finiva, in parte, anche nei negozi di Pechino. Quattro donne e cinque uomini – tutti di origine asiatica - lavoravano in condizioni disumane, in ambienti non adatti, con servizi igienici ridotti al minino e senza poter mai uscire dalla casa. Di notte il gruppo dormiva su piccole brandine, con poche coperte e materassi fatiscenti. Di giorno, invece, tutti al lavoro, intorno a macchine ad alta tecnologia capaci di produrre anche trecento capi d’abbigliamento al giorno.
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