caiazzo. Armi e droga, cade l’ipotesi associativa dei reati per Antonio Palumbo e Maria Fernanda Pavia. Lo ha stabilito, con ordinanza del 15 luglio 2011, il Gup di Napoli - dott. D’Auria – che, nel contempo, si dichiara territorialmente incompetente e trasmette gli atti alla Procura sammaritana. Pertanto, nei prossimi giorni sarà fissata la data per lo svolgimento dell’udienza preliminare che avrà luogo presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. I due caiatini dovranno ora rispondere dei reati eventualmente commessi senza il vincolo dell’associazione a delinquere. Tutti gli altri imputati, coinvolti nell’operazione “White snake”, hanno optato per il rito abbreviato e saranno giudicati a breve. Su Pavia pende l’accusa di concorso in spaccio. Per Palumbo, invece, il Pubblico Ministero della DDA di Napoli ha modificato il capo di imputazione dalla “abusiva modifica di armi per potenziarne la capacità offensiva” in “illecita detenzione di arma da fuoco non meglio identificata” perché essa non è mai stata rinvenuta. In sostanza, egli ha derubricato il reato. La nuova contestazione, infatti, è sicuramente più lieve rispetto alla precedente. I due caiatini finiti sotto processo, insieme ad un altro imputato implicato nell’operazione “Pitone bianco”, sono gli unici ad aver chiesto il rito ordinario e lo hanno fatto tramite gli esperti avvocati di fiducia, Angelo Insero e Ciro Ferrucci (Palumbo), e Ciro Ferrucci (Pavia). Era durata circa un anno l’indagine della Squadra mobile di Caserta che aveva portato all’arresto di 26 persone per associazione finalizzata al traffico di cocaina, hashisc e droga di sintesi chimica. Gli inquirenti avevano stabilito sia come veniva smistata la sostanza stupefacente, sia la pericolosità del gruppo per il possesso di un arsenale costituito da pistole, fucili, mitra e numerose munizioni. L'operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, con l'intervento dei Reparti prevenzione crimine e dei bersaglieri della Brigata "Garibaldi", aveva permesso di fermare un gruppo criminale emergente comandato da tre fratelli. Era soprattutto a Caserta e provincia che l'organizzazione piazzava la droga attraverso una fitta rete di "pusher" e di "vedette".
Francesco Mantovani
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