teano. Omicidio di Serena Mollicone, assente la famiglia Mottola. il 16 settembre l’inizio per il prelievo dei campioni. udienza il 2 febbraio per l’esame dei risultati. Si è tenuta ieri, presso il Tribunale di Cassino, ( Gip Angelo Valerio Lanna, P.M. il Procuratore Capo Mario Mercone ) l’udienza per l’incidente probatorio ( un atto processuale che consente la formazione di una prova prima che sia iniziato il dibattimento ) per il delitto di Serena Mollicone, al termine della quale è stato nominato il perito del Tribunale nella persona del Prof. Giuseppe Novelli, direttore del Laboratorio di Genetica Medica presso l’Università Tor Vergata di Roma. Erano presenti, il padre della vittima, Guglielmo Mollicone ( difeso dall’avv. Dario De Santis ) che ha nominato consulente di parte il Gen, Luciano Garofano (ex comandante dei Ris di Parma ), il fidanzato di Serena, Michele Fioretti, con la madre, Rosina Partigianoni, indiziati dell’omicidio, difesi dall’avv. Armando Pagliei; il brigadiere Francesco Suprano ( difeso dagli avvocati Eduardo Rotondi e Emiliano Germani ) che ha nominato suoi consulenti il criminologo Dr. Carmelo Lavorino e il genetista Prof. Saverio Potenza. Erano invece assenti Franco Mottola (all’epoca comandante della stazione dei carabinieri di Arce, 55 anni residente a Teano ), il figlio Marco ( 29 anni in famiglia a Teano ) e la madre (omonima del marito) Anna Maria Mottola tutti difesi dall’avv. Francesco Germani, che ha nominato propri consulenti, il Prof. Luigi D’Ancora, esperto in medicina legale, dell’Università di Napoli e il Prof. Ciro Di Nunzio, genetista, dell’Università di Catanzaro.
“I miei assistiti, signori Mottola”, ci ha detto l’avvocato Francesco Germani da noi avvicinato subito dopo l’udienza – sono assenti ma presteranno il loro assenso per il prelievo dei campioni. Si protestano innocenti e lo dimostreranno in corso di causa. Certamente la vicenda è ingarbugliata e vi sono molti profili non chiari, ma il maresciallo, il figlio e la moglie, hanno la coscienza tranquilla, hanno fiducia nella giustizia e dimostreranno di non essere assolutamente coinvolti in questo truce delitto”. Il Giudice per le Indagini Preliminari Dr. Lanna ha anche fissato l’inizio e la fine delle operazioni peritale indicando il giorno 16 settembre per il prelievo dei campioni da esaminare, e la discussione delle risultanze, entro 90 giorni, e cioè, il 16 dicembre, fissando, inoltre l’udienza del 2 febbraio 2012, per l’esame comparato delle risultanze della perizia.
I prelievi saranno effettuati presso il Gabinetto dell’Università Tor Vergata di Roma.
Questo incidente probatorio è stato provocato dal Procuratore Capo Mercone, il quale è fermamente convinto che tra i sei indiziati ci possa essere l’assassino di Serena Mollicone, il mandante ed i testimoni oculari dell’efferato crimine, avvenuto, come è noto, 10 anni or sono ad Arce. Ma, la pubblica accusa è partita da molto lontano e non esclude di coinvolgere altre persone tanto è vero che il provvedimento notificato alle parti parla anche di “concorso con ignoti da identificare”.
Il Procuratore Capo, tuttavia, ha formulato una precisa accusa ed ha ipotizzato anche il probabile scenario del delitto. Il maresciallo Mottola, con il figlio Marco, con la moglie Anna Maria ( ed in alternativa con il concorso del brigadiere Suprano o con il concorso del fidanzato di Serena Mollicone e della madre di quest’ultimo o con il concorso di ignoti ) avrebbero ucciso la povera Serena “colpendola al cranio con uno strumento contundente ( così è scritto nella ordinanza del Gip ) legandole gli arti superiori dietro alle spalle e bloccandone le gambe con un nastro adesivo bianco e con fili accoppiati di ferro, nonché incappucciando il cranio con una busta di plastica sigillata attorno al collo e tappando con altro adesivo la bocca ed il naso, ne cagionavano la morte, sopravvenuta a causa dello shock traumatico e della asfissia meccanica, dopo ampio versamento ematico; con l’aggravante di avere agito con inutile crudeltà verso la vittima”.
Ed inoltre il Procuratore Capo ha contestato a tutti l’aggravante all’occultamento di cadavere “al fine di conseguire l’impunità per il commesso omicidio occultavano il cadavere trasportandolo in un viottolo recondito ed ivi abbandonandolo, dopo essersi impegnati, per ostacolarne il rintraccio a ripiegare al di sopra della salma arbusti ivi vegetanti e ad utilizzare come riparo la sagoma di un contenitore metallico cilindrico”.
Nessun commento:
Posta un commento